L'istituto Leopardi di Messina diventa un caso nazionale: da tempo a rischio a causa della precarietà statica, è rimasto aperta fino a ieri, nonostante il Comune avesse spostato il seggio per il referendum per ragioni di sicurezza. Ma dopo le rassicurazioni dell'area tecnica, è stato l'ispettorato del Lavoro a intervenire
Chiusa scuola a rischio sismico dopo le proteste Pericoli noti da un anno, in centinaia in Comune
È rimasta aperta per oltre un anno, nonostante i risultati dei carotaggi avessero evidenziato che fosse a rischio sismico: 440 bambini sono continuati ad entrare tutti i giorni alla scuola media Leopardi, rione Minissale. Fino a ieri, quando gli uomini dell‘Ispettorato del Lavoro hanno comunicato alla dirigenza e al Comune che l’istituto deve chiudere, a causa di «gravi condizioni di precarietà del profilo statico dell’edificio». Ancora una volta, come per le altre due scuole chiuse a Messina dall’amministrazione Accorinti a seguito di verifiche, si parla di cemento poco resistente. Adesso però i piccoli studenti sono senza un posto dove fare lezione, in un quartiere complicato e ad alto rischio di dispersione scolastica. Così stamattina genitori, insegnanti, bambini si sono precipitati in Comune: centinaia di persone hanno invaso i corridoi di Palazzo Zanca per chiedere spiegazioni al primo cittadino.
«Abbiamo trovato e proposto al Comune immobili che ci possono ospitare – spiega Giovanni Balsamo, rappresentante dei genitori nel consiglio d’istituto -. Si tratta dell’edificio del costruttore Giostra in via Bonino, di fronte l’ex birra Messina. Fino al 2009 era affittato al Comune per ospitare una scuola, quindi è già predisposto. Ma il Comune propone di fare lezione di pomeriggio, dalle 14 alle 20, ospiti dell’istituto Albino Luciano, in zona Mangialupi». Idea bocciata da genitori e scuola. «Significherebbe rinunciare all’assistenza ai diversi ragazzi disabili che frequentano, al tempo pieno attualmente applicato in cinque classi e alle lezioni di musica pomeridiane. Abbiamo detto no in blocco». Una rappresentanza della scuola stamani ha incontrato l’assessore Sebastiano Pino e i dirigenti dell’ufficio tecnico. Sindaco e vicesindaco erano assenti. Un nuovo incontro è previsto per il pomeriggio.
Certo, la tempistica della chiusura solleva più di un dubbio. Da tre giorni i genitori erano in protesta per la decisione del Comune di spostare il seggio elettorale per il referendum del 4 dicembre dalla Leopardi al plesso immediatamente di fronte. «Problemi di sicurezza», aveva segnalato il dirigente dell’ufficio tecnico Francesco Ajello. «Ci prendono in giro? – avevano tuonato molti genitori, in presidio davanti all’istituto – i rischi sono solo per chi va a votare? E i nostri figli che continuano a frequentare ogni giorno?». A poco erano valse le rassicurazioni dei dirigenti comunali, secondo cui la potenziale concentrazione di votanti al referendum avrebbe rappresentato un rischio superiore rispetto alla collocazione quotidiana dei piccoli studenti, sparsi nelle classi. Una tesi difficile da difendere e di cui lo stesso assessore al ramo, Sebastiano Pino, che ha chiesto ad Ajello una relazione dettagliata, non sembrava essere del tutto convinto.
Ma a togliere ogni dubbio ci ha pensato l’Ispettorato del Lavoro che da mesi lavora alle verifiche sulle scuole di Messina, anche su input della Procura della Repubblica che ha avviato un’indagine. «Solo la scorsa settimana abbiamo ricevuto la documentazione redatta dagli uffici tecnici di palazzo Zanca, nonostante le varie sollecitazioni da parte nostra e abbiamo agito di conseguenza – spiega il direttore dell’ente, Gaetano Sciacca -. Se ci sono gravi carenze di ordine strutturale, la scuola o qualunque altra struttura non può essere utilizzata per fini lavorativi». I dati raccolti dal Comune e passati all’ispettorato non sono recenti; sono stati raccolti, grazie a diversi carotaggi effettuati nella scuola, tra il 2014 e il 2015. Si parla in particolare di «calcestruzzo non strutturale», i valori di resistenza del cemento sono troppo bassi. La scuola non è quindi «verificata per percentuali di sisma basso», cioè è a rischio anche con scosse non elevate. Il tutto nonostante, a prima vista, l’edificio appaia in buone condizioni.
Nel novembre del 2015, l’istituto Leopardi è stato ammesso a un finanziamento ministeriale di 2 milioni e 314mila euro. E i lavori dovrebbero iniziare a gennaio, mese per cui era già prevista la sospensione delle attività e la chiusura della scuola. Tuttavia, il Comune non ha ancora trovato una sistemazione alternativa. L’immobile dovrà subire invasivi interventi di adeguamento strutturale. E il timore della dirigenza è che alcuni investimenti fatti negli ultimi anni per rendere la scuola all’avanguardia, finiscano sprecati. L’istituto infatti dispone di fibra ottica, investimento che è costato 20mila euro, tutte le aule sono informatizzate ed è stato realizzato un ascensore per i disabili. Inoltre il Comune ha montato un impianto di pannelli solari sul tetto, con un sistema di telecamere di videosorveglianza su tutto il perimetro. Spesa decisa quando già era nota l’approvazione del finanziamento per i lavori di adeguamento sismico.