Castelvetrano, commissario parla di cultura mafiosa Cittadini si ribellano, ma si spacca il fronte antimafia

Cosa è l’antimafia a casa di Matteo Messina Denaro? Il quesito che dai tempi di Sciascia accompagna l’attualità siciliana – finendo periodicamente al centro dell’attenzione quando personaggi, la cui notorietà è cresciuta di pari passo con le dichiarazioni contro Cosa nostra, finiscono sotto la lente dei magistrati – a Castelvetrano risulta ancora più intricato. Nel paese del latitante siciliano più ricercato, da qualche giorno è divampata la polemica in merito alla decisione di alcune associazioni di indire un corteo per sabato 16 giugno. La manifestazione – dallo slogan Sono di Castelvetrano e non sono mafioso – è stata annunciata pochi giorni dopo l’intervento del commissario straordinario del Comune, Salvatore Caccamo, alla trasmissione Uno Mattina. Il viceprefetto, insediatosi un anno fa dopo lo scioglimento per mafia del consiglio comunale, ha ammesso di avere trovato resistenze da parte della popolazione. «Una commissione che rappresenta lo Stato sul territorio non viene vista di buon occhio – ha detto Caccamo -. La diffidenza iniziale non si è trasformata nell’auspicata collaborazione, purtroppo oramai non penso che sia una questione di diffidenza, ma di cultura». Il commissario, parlando del fenomeno dell’abusivismo edilizio e della necessità di passare alle demolizioni, ha aggiunto: «Si percepisce che probabilmente qualche forma di ostacolo, anche abbastanza in forma macroscopica, sarà posta in essere».

A queste esternazioni, una serie di realtà attive sul territorio – tra le quali Codici, Confcommercio, Tribunale per i diritti del malato, Ora Basta, Pro Loco Selinunte, Corteo Santa Rita, Arcadia, Diritti del cittadino, Spa Music, Kiwanis Club Selinunte, Rotary, Lions, Progetto Triscina – hanno risposto con un comunicato, nel quale si sottolinea la propria distanza da quella cultura che, a detta di Caccamo, avrebbe alimentato la diffidenza nei confronti dei commissari comunali. «In ordine alle recenti interviste rilasciate a Uno Mattina dal dottor Caccamo e dal dottor Cafiero de Raho (anche il procuratore nazionale antimafia è stato intervistato, ndr), le associazioni, interagendo con le istituzioni, hanno svolto sul territorio adeguata opera di sensibilizzazione per le finalità statutarie perseguite e che i propri associati, così come la maggior parte della comunità, ritengono di essere cittadini in grado di esercitare liberamente i propri diritti senza vincoli di sorta». 

La versione è sostanzialmente ribadita a MeridioNews da Giovanni Crimi, avvocato che guida la sezione castelvetranese di Codici. «Abbiamo fatto due comunicati chiari, ma alcuni hanno stravolto il nostro pensiero, ne faremo un terzo – commenta -. Noi siamo con i commissari, però come cittadini affermiamo che siamo liberi nelle nostre scelte politiche, elettorali, non abbiamo bisogno di super-tutele come sostenuto dal procuratore Cafiero De Raho. I cittadini che non sono coinvolti in vicende giudiziarie sono liberi». Alla domanda se esistono pressioni derivanti dal radicamento a Castelvetrano delle cosche, Crimi replica: «Come in tutti i posti, se c’è qualche organizzazione che delinque ci può essere qualche influenza. Ma in tutti i posti, non solo a Castelvetrano». Nel corso della telefonata, Crimi non usa mai la parola mafia, preferendo a essa l’espressione «gruppi criminali». «Un’incidenza specifica per via di Messina Denaro? Io sono un semplice presidente di un’associazione, non voglio entrare in problematiche che magari interessano tutta la collettività. E comunque ho ripetuto: se c’è un gruppo che delinque, può avere delle influenze, qui come a Roma», conclude il presidente di Codici, invitando a partecipare di presenza al corteo, per farsi un’idea di cosa sia l’antimafia a Castelvetrano.

Chi invece annuncia che non ci sarà è Elena Ferraro, imprenditrice che in passato ha denunciato l’estorsione da parte di Mario Messina Denaro, cugino del latitante, e che per questo è oggi sotto tutela da parte dello Stato. «Confido nel buon senso delle associazioni che hanno organizzato il corteo e sono certa che sapranno aggiustare il tiro perché, da quanto si evince dal primo comunicato stampa ufficiale, è palese che la reazione nasce dalle parole pronunciate dal commissario Caccamo – dichiara Ferraro a MeridioNews -. Stando a quanto si legge, si tratta di un legittimo corteo che però ha l’obiettivo di voler affermare l’indignazione dei castelvetranesi stanchi di essere identificati con l’equazione Castelvetrano uguale mafia». L’imprenditrice lancia un appello affinché la decisione di manifestare non sia soltanto una reazione dettato dall’orgoglio. «È nobile e lodevole ogni forma di iniziativa e manifestazione pubblica, ma accanto a questa invito i cittadini e tutte le associazioni a collaborare con la commissione straordinaria e a rendersi conto che lo scioglimento di un Comune per mafia è una opportunità per il territorio e non un’onta come alcuni rappresentanti politici testimoniano costantemente». Infine, la presa di distanza. «Io non parteciperò perché con la mia vita testimonio ogni giorno da che parte sono. Non sono una paladina antimafia, ma un’imprenditrice che giorno dopo giorno compie il proprio dovere e denuncia il malaffare».

A tentare di ricucire le distanze è Serena Navetta, del Tribunale del malato. «La nostra speranza è che i commissari partecipino al corteo e per questo li inviteremo – commenta Navetta -. Forse ci sono stati problemi di comunicazione, ma la nostra volontà è soltanto quella di fare capire, scendendo in strada, che a Castelvetrano non tutti sono conniventi con la mafia. È vero che parte della popolazione è vittima di una certa cultura, ma non tutti siamo così. In questo anno abbiamo dimostrato la nostra vicinanza ai commissari con iniziative – conclude Navetta – dirette a sostenere l’attività amministrativa e la collettività».


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