Formazione, Genovese condannato a 11 anni Colpevole anche il deputato regionale Rinaldi

Condanna a undici anni, 20mila euro di multa e interdizione dai pubblici uffici per l’ex deputato e sindaco di Messina Francantonio Genovese. È arrivata in prima serata la sentenza di primo grado per l’esponente di Forza Italia ed ex parlamentare del Partito democratico e, il cognato Franco Rinaldi, le rispettive mogli e gli altri imputati del processo sulla formazione professionale

Un processo cominciato a febbraio 2015 e conclusosi oggi con la sentenza della prima sezione penale del Tribunale di Messina, composta da Maria Pina Scolaro, Massimiliano Micali e dalla presidente Silvana Grasso. Le accuse a vario titolo contestate dalla Procura erano di associazione a delinquere, tentata truffa, riciclaggio, falso in bilancio, evasione fiscale. Caduta quella di peculato e riqualificata in tentata concussione quella di tentata estorsione. Per Rinaldi i giudici hanno deciso una condanna a due anni e mezzo, già presidente del collegio dei deputati questori dell’Assemblea regionale siciliana. L’accusa aveva richiesto 5 anni e 6 mesi. 

Gli altri condannati: Chiara Schirò, 3 anni e 6 mesi; Elena Schirò, 6 anni e 6 mesi; Giovanna Schirò, 2 anni e 3 mesi; Elio Sauta, 6 anni e 6 mesi; Salvatore Lamacchia, 2 anni; Melino Capone, 3 anni; Natale Capone, 3 anni; Concetta Cannavò, 2 anni; Roberto Giunta, 5 anni e 6 mesi; Domenico Fazio, un anno e 3 mesi; Stefano Galletti, 3 anni e 6 mesi; Giuseppina Pozzi, 2 anni; Liliana Imbesi, un anno e 4 mesi; Natale Lo Presti, 3 anni; Graziella Feliciotto, 4 anni e 6 mesi; Orazio De Gregorio, 2 anni e 6 mesi; Antonio Di Lorenzo, un anno e 4 mesi; Carmelo Favazzo, 3 anni e 3 mesi. Disposta l’assoluzione per Francesco Buda, Paolo Piraino e Salvatore Natoli.

Lo scandalo sul pianeta formazione esplode nel 2013, dopo gli esposti di alcuni lavoratori. A Messina i primi arresti sono datati 19 marzo 2014. Il giorno di San Giuseppe la guardia di finanza scoperchia il calderone. Tra le richieste di arresto c’è anche quella per Francantonio Genovese. Ma è un parlamentare e serve l’autorizzazione della Camera. Due mesi dopo, il 15 maggio 2014, Montecitorio dà l’assenso alla detenzione in carcere. Durante il voto dei deputati, Genovese esce dall’Aula e prende l’aereo per rientrare a Messina dove è accompagnato dal suo avvocato. Si costituisce al carcere di Gazzi. 

La permanenza nella casa circondariale dura solo sei giorni. Il 21 maggio gli vengono concessi i domiciliari. La Procura fa ricorso e il 15 gennaio 2015 il politico torna dietro le sbarre. Nuova concessione dei domiciliari il 31 luglio dello stesso anno, dove rimane fino al 27 novembre quando viene rimesso in libertà in attesa di giudizio

La scorsa settimana, l’onorevole forzista è stato condannato a risarcire ben 16 milioni di euro al fisco. Si tratta di somme legate a un insieme di polizze assicurative che il politico messinese detiene in Svizzera e che aveva omesso di inserire nella dichiarazione dei redditi. Oggi per Genovese un’altra sentenza.


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