La struttura, completa al 90 per cento, dovrebbe essere inaugurata a dicembre. Costruita su un'area in comodato d'uso dal Comune, finora è costata circa 950mila euro, messi in campo dai privati. L'obiettivo è aggiungere anche alloggi notturni. «Vogliamo stimolare i ragazzi con la creatività», racconta l'ideatrice
WonderLad, la casa per i bambini con gravi malattie «Sarà isola felice dei piccoli pazienti del Policlinico»
Un luogo in cui prendersi cura di bambini e adolescenti alle prese con malattie croniche e gravi. Problemi di oncologia, fibrosi cistica, diabete giovanile, che rendono il quotidiano dei giovani pazienti del Policlinico di Catania privo di normalità e scandito unicamente dai ritmi delle terapie e dai farmaci da prendere. Nasce per essere una sorta di isola felice WonderLad, la casa che entro dicembre verrà inaugurata, nella zona del centro ospedaliero, dalla onlus catanese Lad (L’albero dei desideri). «Quello che i bambini trascorreranno all’interno della struttura diventa il tempo per pensare, dedicarsi a se stessi e sperimentare, insieme ai genitori, le proprie abilità attraverso l’arte e la creatività», spiega Cinzia Randazzo Favara, ideatrice e fondatrice del progetto insieme all’architetto Emilio Randazzo.
Psicoterapeuta specializzata in arte terapia, Favara ha già fatto tanto per il suo reparto, occupandosi di ristrutturare il day hospital e rendere l’ambiente più accogliente. «Lavorando per vent’anni in Oncologia pediatrica e conoscendo così da vicino il dolore e la disperazione delle famiglie – spiega – ti rendi conto di come sia necessaria una struttura che possa ospitare queste persone e far fare loro qualcosa che li riattivi». «È un luogo loro – continua – e non saremo noi a dirgli cosa devono fare, ma devono muoversi spontaneamente per mettere da parte il peso della malattia e far prevalere, almeno per un po’, la forza per poter affrontare tutto quanto».
La casa, costruita in termini di massima resa a livello di bio-architettura, sarà aperta a tutta la cittadinanza, che potrà seguire al suo interno delle esperienze creative. Tanti i laboratori in programma, che renderanno il quotidiano più leggero e favoriranno l’inclusione. Ci saranno quelli di ceramica in collaborazione con la Thun, che metterà a disposizione forno, materiali e ceramisti, o quelli di cucina con chef d’eccellenza.«Grazie alla collaborazione di tanti soggetti e alla raccolta fondi tramite il numero 45512 stiamo riuscendo a completare la struttura a prezzi bassi e con la massima resa. Ad oggi sono stati spesi circa 950mila euro per un luogo che ci è stato dato in comodato d’uso dal Comune di Catania e che è stata finanziato in gran parte da privati».
A cominciare dalle fondazioni Vodafone Italia e Enel cuore onlus, che sono state le prime a credere nel progetto. «Non avevano mai investito nel Sud Italia perché non trovavano un’associazione di cui fidarsi – racconta la psicoterapeuta – e dopo aver superato degli esami e aver conosciuto don Luigi Ciotti abbiamo ottenuto i finanziamenti per portare avanti la nostra iniziativa». I lavori sono attualmente al 90 per cento, ma si conta di concluderli in tempi stretti. «Siamo riusciti a costruire perché tante aziende hanno dato o a costo di prezzo, o addirittura in regalo, i materiali». Come Ikea, che ha donato gli arredi, o la ditta portoghese da cui proviene il sughero naturale. O ancora la pittura biologica, la pavimentazione, i filtri del sistema di areazione per le sale operatorie ospedaliere e il sistema di aspiratore centralizzato per la pulizia.
«Abbiamo già messo a punto le vasche per la raccolta e la distribuzione di acqua, ma manca ancora una parte degli infissi, l’impianto di climatizzazione e la parte esterna, che nonostante rappresenti una grossa spesa vorremmo curare costruendo un muro di cinta e mettendo in atto una serie di accorgimenti». L’intenzione è anche quella di aggiungere, in un secondo momento, gli alloggi notturni per i pazienti che vengono da fuori e un centro polifunzionale dove organizzare spettacoli di teatro, cinema e altre attività. L’obiettivo è costruire esperienze sociali, ma anche identitarie. «Per i piccoli pazienti questo spazio sarà importante per ritrovare se stessi al di là della malattia, stimolati dalla creatività. E siamo felici – conclude Favara – che si sia creato un network magico per poter realizzare quella che è stata definita la casa delle meraviglie».