Stamane al tribunale di Catania si è tenuta l'udienza per permettere ai creditori della compagnia aerea etnea di votare parere positivo o negativo sull'accordo proposto dall'azienda per saldare i debiti ed evitare il fallimento, già giudicato negativamente nei giorni scorsi dal commissario Mario Libertini. E che prevede risarcimenti del 5 per cento per i passeggeri e del 48 per i dipendenti. Ma per conoscere il giudizio definitivo, e le sorti della società di Nino Pulvirenti, si dovranno attendere ancora tre settimane
Wind Jet, 20 giorni per evitare il fallimento Il concordato in aula, tra contrari ed astenuti
Bisognerà attendere ancora tre settimane per conoscere le sorti di Wind Jet. Quelle necessarie a decidere se i creditori accetteranno il concordato preventivo avanzato dalla compagnia aerea etnea per saldare i debiti ed evitare il fallimento. Stamani i rappresentanti legali di passeggeri, ex dipendenti e fornitori che vantano crediti nei confronti della low cost, si sono riuniti davanti al giudice Antonio Caruso del tribunale di Catania per esprimere il voto finale, positivo o negativo, sul piano di rimborso e risarcimento stilato dalla società. Ma per il capitolo finale della vicenda dovranno passare ancora venti giorni, ovvero il termine previsto dalla legge per votare sì o no alla proposta dell’azienda. La maggior parte degli avvocati in aula, infatti, si è astenuta dal voto, riservandosi di esprimere un giudizio nei prossimi giorni.
Intanto, la società che fa capo a Antonino Pulvirenti, ha presentato una nota di chiarimento alla relazione redatta dal commissario giudiziale Mario Libertini, che nei giorni scorsi aveva espresso parere negativo sul concordato preventivo presentato dall’azienda. Che, aveva motivato il legale, «non offre, allo stato, margini di garanzia sicuri ai creditori chirografari», cioè ai creditori ordinari, tra cui i passeggeri che chiedono il risarcimento. «La compagnia ha risposto ai rilievi del commissario – spiega l’avvocato Carmelo Calì di Confconsumatori Sicilia, che da mesi si oppone alla proposta avanzata da Wind Jet – il quale ha preso atto delle precisazioni fornite, ma è rimasto sulla sua posizione». Ovvero che la garanzia fornita dalla holding Finaria S.p.A., anch’essa di proprietà di Pulvirenti, «potrebbe non essere sufficiente» ad assolvere i debiti.
Ma nonostante la maggior parte dei legali non abbia ancora votato la proposta, tra chi si è espresso oggi in aula sono emersi parecchi pareri negativi. L’accordo, infatti, prevede che i creditori ordinari tra cui i passeggeri ricevano 5 per cento di quanto dovuto. Cifre contestate da associazioni dei consumatori e cittadini catanesi e non solo, che già nelle settimane precedenti all’udienza hanno presentato dichiarazione di voto contrario al tribunale etneo. Percentuale più alta di risarcimento per i dipendenti considerati creditori privilegiati che, sempre sulla base del concordato, dovrebbero ricevere il 48 per cento del credito vantato. Una proposta che però non convince gli ex lavoratori Wind Jet. «Non siamo contenti della proposta – sottolinea Michela Pieropan, ex assistente di volo della low cost etnea, presente in udienza insieme al compagno, Marco Aliotta, anche lui ex tecnico dell’azienda – Ci hanno offerto il 48 per cento di quanto ci è dovuto, ma noi abbiamo sempre dato il cento per cento, fino all’ultimo giorno. Non credo sia una soluzione giusta nei nostri confronti».
Al termine dei venti giorni previsti dalla legge per votare sì o no all’accordo, si conteggeranno i voti pervenuti dai creditori. In caso di maggioranza positiva la proposta di concordato preventivo sarà stata accettata, la società scongiurebbe il fallimento e i creditori riceverebbero le percentuali di risarcimento stabilite. Mentre, in caso contrario, la compagnia «potrebbe presentare un nuovo piano, migliorato, o decidere di dichiarare fallimento», spiega l’avvocato Calì, che ha espresso anche davanti al giudice il parere negativo degli assistiti di Confconsumatori su quello che, già nei mesi scorsi, aveva definito il «concordato beffa». Augurandosi che l’azienda possa assicurare «maggiori garanzie e rimborsi per i passeggeri, che hanno visto sfumare la loro vacanza e hanno diritto ad essere risarciti».