A pronunciare la sentenza è stata la giudice per l'udienza preliminare Rosa Alba Recupido. Il giudizio riguarda gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ottenendo così una riduzione di un terzo della pena. L'operazione risale al febbraio 2016 e coinvolse 109 persone
Vicerè, 49 condanne a esponenti dei Laudani Colpiti referenti del clan tra città e la provincia
Quarantanove condanne. Si conclude così il primo atto del processo nato dall’operazione antimafia Vicerè, che il 10 febbraio di due anni fa coinvolse 109 persone, considerate affiliate o contigue al clan Laudani. L’inchiesta mise in luce gli affari dei mussi di ficurinia non solo a Catania, ma anche in provincia, soprattutto nell’Acese. Con alcuni arresti che furono eseguiti anche all’estero. Al centro dell’attenzione degli inquirenti le deposizioni di Giuseppe Laudani, 36enne collaboratore di giustizia, un tempo capo della famiglia, per decisione del nonno e capomafia Sebastiano, quest’ultimo deceduto la scorsa estate.
La sentenza odierna, pronunciata dalla giudice per l’udienza preliminare Rosa Alba Recupido, riguarda gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Scorrendo l’elenco dei condannati si trovano diversi appartenenti alla famiglia di sangue Laudani, ma anche i referenti del clan nei centri di Acireale – come nel caso di Carmelo Pavone, detto Melo l’Africano, o Giuseppe Fichera e Sebastiano Granata – Aci Catena e Aci Sant’Antonio.
A essere condannato è stato anche l’avvocato Giuseppe Arcidiacono, accusato di avere perorato gli interessi della cosca in più sedi, compreso l’attività di intermediazione con alcuni carabinieri della stazione di Acireale. Per lui la condanna decisa dalla gup è di sette anni e quattro mesi. Stessa decisione anche per un altro legale, Salvatore Mineo. Avvocato di Santa Maria di Licodia, ha risposto dell’accusa di avere fatto da postino con gli esponenti del clan. Assolti dalle accuse Sebastiano D’Antona e Sebastiano Laudani (cl. 1983), ques’ultimo difeso dagli avvocati Guido Ziccone e Ignazio Danzuso.
I condannati:
Paolo Aloisio, quattro anni di reclusione
Filippo Anastasi, dieci anni e otto mesi
Giuseppe Arcidiacono, sette anni e quattro mesi
Carmelo Bonaccorso, undici anni e sei mesi
Alberto Caruso, tredici anni
Andrea Catti, dodici anni
Orazio Cucchiara, sette anni e quattro mesi
Giuseppe D’Agata, sette anni e quattro mesi
Vito Danzuso, otto anni
Salvatore Di Mauro, nove anni
Antonino Di Mauro, otto anni
Giuseppe Fichera, dieci anni
Antonino Finocchiaro, otto anni e otto mesi
Sebastiano Flori, otto anni
Antonino Fosco, otto anni e otto mesi
Santo Giuseppe Gerbino, undici anni
Giovanni Giuffrida, dieci anni e sei mesi
Sebastiano Granata, tredici anni
Giuseppe Grasso, dieci mesi di isolamento diurno sulla pena dell’ergastolo
Franco Guglielmino, dieci anni e quattro mesi
Concetto Laudani, dieci anni
Giuseppe Laudani, detto Pippo il grande, dieci anni
Santo Orazio Laudani, quattordici anni
Sebastiano Laudani, cl. 1969, quattordici anni
Orazio Leonardi, dieci anni
Daniele Mangiagli, sette anni e quattro mesi
Orazio Militello, otto anni
Salvatore Mineo, sei anni e otto mesi
Giovanni Muscolino, otto anni
Alfio Nucifora, dieci anni
Antonio Luca Jose Pappalardo, dieci anni
Valerio Parasiliti Rantone, otto anni e otto mesi
Giuseppe Parenti, tre anni
Leonardo Parisi, otto anni e otto mesi
Carmelo Pavone, dodici anni
Francesco Antonio Pistone, dodici anni e otto mesi
Antonio Carmelo Alessandro Privitera, tre anni
Alessandro Giuseppe Raimondo, tre anni
Antonino Rapisarda, nove anni e quattro mesi
Alfio Romeo, dieci anni
Omar Scaravilli, dieci anni
Orazio Sciuto, otto anni e otto mesi
Maria Scuderi, otto anni e otto mesi
Orazio Salvatore Scuto, quattordici anni
Salvatore Sorbello, otto anni e otto mesi
Maurizio Tomaselli, sedici anni
Sebastiano Torrisi, tre anni
Antonio Francesco Ventura, otto anni e due mesi
Daniele Claudio Magrì, otto anni e otto mesi