Nove anni e quattro mesi. Questa la condanna disposta dalla corte d’Appello di Catania nel processo, con rito abbreviato, nei confronti di Georgeta Colesnicenco, ex modella 50enne, originaria della Romania. La donna era alla sbarra con l’accusa di avere ucciso la 42enne colombiana Sandra Garcia Rios, ferita con una coltellata allo stomaco dopo una lite tra vicini di casa, avvenuta il 3 febbraio 2021 in un condominio in via Stazzone, lungo viale Mario Rapisardi. All’imputata sarebbe stata riconosciuta una semi infermità mentale mentre l’accusa, rappresentata dal magistrato Andrea Ursino, aveva chiesto una condanna a otto anni, chiedendo di escludere la legittima difesa teorizzata dalla difesa. In primo grado Colesnicenco era stata condannata a due anni con il giudice che aveva riqualificato l’accusa da omicidio a eccesso colposo di legittima difesa. La vicenda processuale però non si è chiusa con il secondo grado poiché il legale dell’imputata, l’avvocato Ivan Pietro Maravigna ha già annunciato il ricorso in Cassazione.
«Persino il Pg aveva chiesto di riconoscersi l’attenuante dello stato d’ira determinato dal fatto ingiusto altrui, nello specifico il selvaggio pestaggio subito da Colesnicenco – spiega Maravigna – Mi pronuncerò sulla sentenza quindi solo a lettura integrale delle motivazioni Scontato, neppure a dirsi, il ricorso in Cassazione. Questa sentenza mandi un bruttissimo segnale alla collettività: se qualcuno si introduce con la forza a casa vostra, non vi passi per la testa di reagire, qualunque siano le sue intenzioni, piuttosto chiedetegli se gradisce un caffè o una birra. Nei Paesi di diritto – conclude Maravigna – ma direi più appropriatamente di civiltà anglosassone, dove il domicilio, le mura domestiche sono sacri un processo del genere non avrebbe mai visto la luce».
«Con il verdetto della corte d’Assise d’Appello che ha ribaltato il giudizio di primo grado, possiamo dire – scrivono in una nota gli avvocati Daniele Cugno, Dario Mori e Moreno Perez che assistono la famiglia della vittima – che finalmente i familiari della povera Sandra possono avere un po’ di pace perché Sandra non tornerà più. Non vogliamo cadere nella trappola dei facili slogan propagandistici ma – aggiungono i legali – aspetteremo in silenzio il deposito delle motivazioni». Intanto, però, per gli avvocati dei familiari della vittima, un dato è certo: «Che la corte ha accolto la tesi, nostra e della procura, che il fatto sia avvenuto nel pianerottolo fuori casa dell’imputata e che la stessa aveva, in previsione di uno scontro, preparato un coltello (poi usato per uccidere Sandra) e un matterello. Quindi – continuano i legali – dire che se un estraneo si introduce in casa vostra non bisogna reagire ma offrire un caffè o una birra è un’offesa alla corte e alla povera Sandra che, andata per chiarire, ha trovato la morte davanti la porta della propria abitazione».
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