Truffa dei diamanti, la storia di una vittima «Spinto dal bisogno, non ho avuto scelta»

«Avevo bisogno di 15 mila euro, ma hanno offerto di darmene solo una parte in contanti e il resto in diamanti dicendomi ‘prendere o lasciare’: cosa potevo fare? Mi sono fidato e ho accettato». Quella di Francesco, un nome di fantasia, è una storia simile a quella di molti altri consumatori rimasti scottati nell’Isola e in tutta Italia. Casi al centro di un’inchiesta aperta dalla procura di Milano per i reati di truffa aggravata e autoriciclaggio sulla vendita di pietre preziose attraverso canali bancari, a prezzi superiori rispetto al loro valore. E che vede coinvolte due società e diversi istituti bancari. La lista dei presunti truffati è molto lunga, e comprende personaggi famosi come il cantante Vasco Rossi. Ma anche persone comuni, come Francesco, di Palermo, che sarebbe stato indotto ad acquistare un diamante, al costo di circa cinquemila euro, in occasione di una richiesta di finanziamento. Una storia iniziata tre anni fa, quando ha deciso di aiutare il fratello intenzionato ad aprire un’attività per conto proprio.

Per finanziare il progetto, però, occorrono 15 mila euro e decide di rivolgersi alla sua banca, dove da affezionato cliente ha un conto da circa 12 anni. «Dopo aver verificato le mie garanzie – racconta – mi dicono che possono concedere un finanziamento per la somma che desidero, ma a condizione di investirne cinquemila in diamanti. Rimango allibito e spiego che non sono interessato. Ma la risposta è stata netta: ‘o così o niente’. A quel punto, seppur a malincuore, ho detto sì». Per aiutare il fratello, però, Francesco ha bisogno di tutto il denaro, così gli viene proposto di formalizzare una scopertura bancaria per circa cinquemila euro, cui attingere per eventuali necessità. Naturalmente, con il passare dei mesi, si accumulano i solleciti. In difficoltà, chiede di poter vendere le pietre per saldare il debito. «Mi propongono di versare subito 2500 euro ma non posso – ricorda – Allora suggerisco di vendere i diamanti, ma pare che quell’investimento non si possa toccare».

Senza via d’uscita, si indebita ulteriormente con una finanziaria. Intanto i mesi passano, e aumentano anche gli interessi sulla parte restante della scopertura. Con enormi sacrifici, cancella anche quel debito, ma deve fare i conti ancora con le rate del prestito. Stanco di aspettare, decide di liberarsi una volta per tutte delle pietre. Finalmente un dipendente, seppur in maniera informale, gli rivela che «può riavere il suo denaro con una richiesta formale, ma i tempi sono molto lunghi». La prima mail Francesco la invia mesi fa, subito dopo l’estate. Passano i mesi e dall’istituto bancario non riceve alcuna risposta. Nel frattempo esplode la bolla della truffa dei diamanti e nei telegiornali non si parla d’altro. A quel punto perde la pazienza, torna in banca deciso ad ottenere delle risposte e, ancora una volta in via informale, gli viene suggerito di rivolgersi a un avvocato. «La molla è scattata quando ho visto alle Iene un caso simile al mio – ricorda – e ho pensato: vuoi vedere che sono stato raggirato anche io?».

Francesco decide così mettersi in contatto con Federconsumatori che a Palermo e provincia, come nel resto del Paese, ha raccolto decine di segnalazioni per casi analoghi. Come racconta l’avvocato Gaia Matteini che segue da vicino la sua storia. «Lo schema di questa operazione è assimilabile alla modalità di vendita ormai ben note di un altro istituto bancario già sanzionato dall’Antitrust – spiega la responsabile giuridica regionale di Federconsumatori – L’aspetto più bizzarro è che l’istituto di credito eroga dei soldi per comprare un bene venduto da se stesso, ottenendo così due provvigioni». E poi c’è il punto interrogativo legato al valore delle pietre il più delle volte inferiore al costo dell’investimento: «Ciò si verifica in parte per le provvigioni elevate – prosegue Matteini – un dato che risulta dalle indagini condotte dai magistrati che indagano su casi analoghi». 

Le commissioni riconosciute alle banche arrivavano così a sfiorare il 20 per cento del prezzo finale richiesto al consumatore. «A ciò si aggiunga anche la sovrastima del valore delle pietre. Il consiglio che diamo è di denunciare l’accaduto, saranno i magistrati a valutare ogni singolo caso. Naturalmente essendoci già delle indagini, è possibile che tutti questi episodi confluiscano nel procedimento principale in corso». Chi lo desidera può contattare lo sportello e fissare un appuntamento, telefonando allo 0916173434, dalle 15,30 alle 18.


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