Se il presidente Rosario Crocetta si autosospende, l’iter per l’installazione delle trivelle procede. Ma non senza resistenze: è da mesi, ormai, che i vari «comitatini», per dirla con Matteo Renzi, conducono un’aspra e pressante lotta contro il progetto dell’Offshore Ibleo, il quale prevede otto pozzi, di cui due esplorativi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa. Molti gli incontri, le mobilitazioni e le iniziative che hanno puntato i riflettori sui 123mila chilometri quadri di mare in attesa di profanazione. C’è anche il nuovo singolo dei Pachira, la band agrigentina ha dedicato alla tematica il brano Crocetta e la trivella. Probabilmente, commenta sarcasticamente qualcuno, Crocetta è la trivella. Si deve all’attuale governatore della Sicilia, infatti, l’input decisivo per il via libera alle estrazioni a largo della costa di Licata.
In questi giorni, Goletta verde è giunta ad Agrigento per presentare il dossier di Legambiente #StopSeaDrilling – L’assalto delle trivelle nel canale di Sicilia. Si è svolto ieri un’incontro nella sala Ercole dell’hotel Costazzurra di Agrigento nel corso del quale sono stati enunciati tutti i dati relativi alla situazione dell’attività estrattiva in Italia e, segnatamente, in Sicilia. Una fotografia, anche, sullo stato di avanzamento dei progetti legati alla ricerca, prospezione e concessione per l’estrazione di greggio.
Ciò che emerge è in controtendenza rispetto alle determinazioni dei governi nazionali e regionali: è evidente, innanzitutto, il dato del «graduale rallentamento delle estrazioni» negli ultimi cinque anni. «Se infatti nel 2010 la produzione è stata di oltre 374 milioni di tonnellate, nel 2011 è scesa a circa 331 milioni di tonnellate, 289 milioni nel 2012, 301 nel 2013 e 232 nel 2014. Trend sicuramente decrescente che sembra confermarsi anche nel 2015». Se si considera il dato del 2014 in termini percentuali, ci si accorge che il greggio estratto corrisponde esattamente al 31 per cento della produzione nazionale in mare e solo al quattro per cento della produzione totale nazionale (sia a terra che in mare). Nel 2015 il quadro non cambia: «Tra gennaio e aprile è stata di 77,5 milioni di tonnellate, inferiore rispetto ai quasi 81 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente».
Questi i numeri della produzione; se si passa, poi, a considerare le varie tipologie di attività svolte in mare, in attesa di nullaosta o già autorizzate, si deve distinguere tra i 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 chilometri quadrati), le 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 chilometri quadrati) e le otto per la prospezione (97.275 chilometri quadrati), oltre le cinque richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 chilometri quadri). Le aree interessate sono quelle del basso e medio Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia. Rispettivamente, i protagonisti di queste attività sono la Schlumberger che attende il responso della commissione Via per due istanze di prospezione in mare per un totale di oltre seimila chilometri chilometri quadrati; la Nautical Petroleum e la Transunion P. Italia, che hanno ricevuto il decreto di Via positivo da parte del ministero dell’Ambiente il 12 giugno scorso per una delle otto istanze di permesso di ricerca. Quest’ultima, inoltre, ha presentato un’altra richiesta di permesso di ricerca denominato d 361 C.R. TU. L’area è quella di fronte la costa compresa tra Scoglitti e Plaia Grande, nel Ragusano, a meno di cinque miglia dalla terraferma. I comuni interessati sono Gela, Acate, Vittoria, Ragusa, Santa Croce Camerina, Scicli e Modica e, sempre nella stesso perimetro, si trovano le zone archeologiche di Kamarina e Kaucana.
Per quanto concerne, invece, i permessi di ricerca, cinque dei sei rilasciati sono al momento sospesi; infine, sono due le richieste di concessione di coltivazione attive, di proprietà Edison, Agip ed Eni – rispettivamente a sud di Pantelleria e a largo di Licata – per un totale di 314,3 chilometri quadrati.
Legambiente parla di «scelte scellerate del governo nazionale che si sposano con le altrettante assurde posizioni assunte dalla Regione Sicilia. Si sta ipotecando il futuro di questa regione a vantaggio della lobby del petrolio». E mentre a Licata, stamane, si è svolto il flashmob No Oil – #StopSeaDrilling, e l’appello #StopOilAirgun di Legambiente sta per raggiungere le 37mila firme in appena due settimane, Matteo Renzi incassa anche la bandiera nera di Goletta verde.
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