Niente auto in piazza del Parlamento. Il Tar Sicilia, infatti, ha dato ragione al Comune di Palermo e ha rigettato il ricorso presentato da alcuni dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana, tra cui anche i rappresentanti legali dei sindacati autonomi Sada e Osa. In causa avevano chiamato non solo Palazzo delle Aquile, ma anche l’Ars, la Fondazione Federico II e persino l’Unesco. L’oggetto del contendere? L’area pedonale istituita proprio davanti Palazzo Reale e necessaria alla candidatura a Patrimonio dell’umanità del percorso arabo-normanno.
Nel loro ricorso i dipendenti chiedevano anche l’annullamento dell’ordinanza comunale con cui venivano istituite due aree di sosta nelle piazze D’Orleans e Indipendenza, in esecuzione dell’altra ordinanza del dirigente del settore Pianificazione territoriale e mobilità con la quale era stata istituita appunto l’isola pedonale in piazza del Parlamento. I ricorrenti, in particolare, contestavano il provvedimento del Comune, sottolineando la mancata previsione di soluzioni alternative.
Secondo i giudici amministrativi della terza sezione del Tar Sicilia «viene difficile ricostruire in termini di interesse legittimo, processualmente tutelabile, la posizione di soggetti che lamentano che i provvedimenti adottati dal Comune in materia di traffico renderebbero più difficile trovare posteggio nei pressi del loro luogo di lavoro». Ma il Tar si spinge anche oltre. Dopo aver sottolineato «la manifesta infondatezza del ricorso», spiega che «è incontestabile il potere dell’Amministrazione comunale di pedonalizzare strade o piazze della città, sulla base di valutazioni ampiamente discrezionali».
Di più. «Certamente non può ritenersi illogica od irragionevole – scrivono i giudici amministrativi – la determinazione di inibire al traffico veicolare una delle piazze più belle della città, situata in pieno centro storico, di fronte al Palazzo Reale; semmai può non essere facilmente spiegabile coma mai un provvedimento di tal genere non sia stato adottato precedentemente». E anche la tesi dei ricorrenti «secondo la quale la pedonalizzazione di un’area dovrebbe necessariamente essere accompagnata da provvedimenti che garantiscano, a chi deve recarsi nella zona per motivi di lavoro, un adeguato numero di posteggi, preferibilmente riservati» è bollata come «inaccettabile», «priva di alcun fondamento normativo» e «avulsa da qualsiasi profilo di ragionevolezza».
«È il secondo ricorso contro l’istituzione delle aree pedonali che viene respinto dal Tar – commenta l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania – e questo dà ulteriore impulso all’Amministrazione comunale nel continuare ad investire sulla mobilità sostenibile». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. «Mi dispiace ci sia stato bisogno di una sentenza del tribunale per acclarare che la chiusura alle auto della piazza non è mai stato un provvedimento contro qualcuno, ma a favore della città. Credo che nessuno possa mettere in dubbio che l’inserimento del percorso arabo–normanno, che vede al centro la Cappella palatina e Palazzo dei Normanni, all’interno del circuito Unesco avvicini sempre di più Palermo agli standard di una città vivibile, favorendo il binomio turismo-cultura». Ai ricorrenti non resta altro che rassegnarsi. E pagare, in solido, le spese processuali: complessivamente 4.500 euro.
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