Dopo gli eventi che hanno interessato l'isola delle Eolie, in molti hanno invitato gli isolani a scappare. «Eh, allora svuotiamo tutta l'Italia visto che è un pentolone che ribolle», risponde a MeridioNews la tassista Tiziana, strombolana da generazioni
Stromboli, come si convive con le esplosioni del vulcano «Andare via? Nonno mi diceva “Se sei ancora viva, resta”»
«Ma come si fa a vivere su un vulcano? Dovrebbe essere spopolato e reso zona militare da utilizzare solo come deposito di armi». «Immediatamente spopolare l’isolotto, fate evacuare gli abitanti». «Se vi succede qualcosa è perché ve la siete cercata continuando a sfidare la natura». È questo il tenore di alcuni commenti sui social network a corredo delle notizie sulle nuove esplosioni che si sono verificate sul vulcano di Stromboli. Eppure ci sono persone che su quell’isola dell’arcipelago delle Eolie ci stanno da generazioni convivendo con Iddu. «Per me questa è casa e non ho mai pensato, nemmeno in questi momenti, di andare via e lasciare tutto», confida a MeridioNews Carolina che vive stabilmente a Stromboli da oltre 15 anni insieme alla sua famiglia e ai suoi quattro figli.
«Eh, allora svuotiamo tutta l’Italia visto che è un pentolone che ribolle», commenta con un filo di ironia Tiziana che si definisce una «stromboliana al cento per cento» e che conosce ogni centimetro di terra dell’isola che gira a bordo del suo taxi. «In questi giorni sono arrivate anche a me le telefonate di diversi amici e parenti che mi invitano a lasciare l’isola e ad andare altrove, almeno per un periodo, facendo leva soprattutto sul fatto che ho una bambina piccola di appena dieci mesi – racconta la donna – Ma io ho risposto a tutti allo stesso modo prendendo in prestito le parole di mio nonno che mi diceva sempre: “Se non ti ammazza subito, dove te ne vai?“».
Lo scorso 3 luglio, un’esplosione aveva causato la morte di un’escursionista e messo in apprensione la popolazione locale e i turisti, ponendo l’attenzione anche sulla necessità di adeguare l’infrastruttura portuale per le emergenze. Adesso, a distanza di poco meno di due mesi, si sono verificati altri eventi simili che per Stromboli, in realtà, sono considerati piuttosto rari. Dopo le tre esplosioni degli ultimi giorni, il livello di allerta è salito da giallo ad arancione (che indica un livello di preallarme). «Il nostro livello di attenzione è alto, non possiamo prevedere nulla per il futuro, neanche escludere possibili nuove esplosioni – ha commentato il direttore dell’osservatorio etneo dell’Ingv Eugenio Privitera – Lo Stromboli è un vulcano in attività da millenni. Quella di questi giorni sembra essere una delle sue fasi più vivaci degli ultimi cento anni».
Un vulcano «buono che, ogni tanto mostra anche la sua faccia cattiva». Come il 30 dicembre del 2002, quando la costa dell’isola è stata investita da un’onda di maremoto, causata da una frana legata all’eruzione. «Conosco l’isola da sempre perché, sin da piccola, venivo qui con i miei genitori a trascorrere l’intero periodo delle vacanze estive – racconta Caterina – È stato proprio in quel giorno del 2002 che ho imparato a gestire la paura dello tsunami. Adesso la situazione è diversa. Da una parte perché esplosioni di questa entità e così ravvicinate non erano mai avvenute e poi anche perché siamo in estate e ci sono molti turisti che dovrebbero essere informati su come comportarsi in caso di necessità». Quello tra il vulcano e gli abitanti dell’isola è un rapporto particolare: «Per noi isolani Iddu resta fonte di vita e non viviamo in una costante percezione del pericolo, pur essendo consapevoli di quello che può succedere», dice Carolina. Basta prendere qualche precauzione. «Non siamo dei robot ed è normale avere qualche timore. La cosa che ci fa più paura, però – conclude Tiziana – è la cattiva informazione».
Intanto l’Ingv, questa mattina, ha dichiarato che sul vulcano è cessato il trabocco lavico e il «campo si presenta fermo e in graduale raffreddamento». A essersi ridotta è anche l’ampiezza media del tremore vulcanico, che adesso si trova su valori confrontabili a quelli osservati prima della precedente sequenza esplosiva. Attualmente l’ampiezza mostra fluttuazioni intorno a valori medio-alti. Nel tratto di mare della Sciara del Fuoco le imbarcazioni dovranno rimanere lontane dalla costa per due miglia, il doppio della precedente distanza di sicurezza.