Sarà domani la giornata fondamentale per la revisione del processo che ha portato alla condanna definitiva di Antonino Speziale. L’ultrà del Catania è stato giudicato colpevole per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti durante il derby Catania-Palermo, del massimo campionato di calcio del 2 febbraio 2007.
I giudici della corte di Cassazione sono chiamati a decidere sulla richiesta dei legali, Giuseppe Lipera e Grazia Coco, di annullare l’ordinanza della corte d’appello di Messina con cui era sta rigettata una prima richiesta di revisione. Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale Luigi Riello ha chiesto proprio l’annullamento della decisione dei giudici peloritani e la trasmissione degli atti al tribunale dei minori di Reggio Calabria.
Attesa e speranza da parte dei difensori. «Aspettiamo l’udienza di domani – commenta Lipera a MeridioNews -. Certamente in noi aumenta l’ansia, ma almeno ci sentiamo confortati dalla presa di posizione del procuratore generale della cassazione, ci sentiamo un po’ meno Don Chisciotte». Secondo Luigi Riello, magistrato napoletano ed ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura dal 2002 al 2006, «la revisione della sentenza di condanna – sostiene nella requisitoria – è ammessa anche se l’esito del giudizio possa condurre al ragionevole dubbio circa la colpevolezza dell’imputato a causa dell’insufficienza, dell’incertezza o della contraddittorietà delle prove di accusa». Non ci sarebbero, quindi, nuovi elementi rispetto a quelli dibattuti nei tre gradi di giudizio.
La tesi difensiva è quella del «fuoco amico». L’ispettore Raciti non sarebbe stato ferito mortalmente da un sottolavello in lamierino lanciato a mo’ d’ariete da Speziale e Micale durante gli scontri nell’area antistante lo stadio Angelo Massimino, ma colpito accidentalmente da un fuoristrada della polizia nel piazzale.
Speziale è stato condannato a 14 anni, in primo grado nel febbraio 2010. Successivamente la pena è stata ridefinita a otto anni dalla corte d’appello di Catania per poi essere confermata in maniera definitiva dalla corte di Cassazione il 14 novembre 2012. Nonostante i tre gradi di giudizio la questione è approdata con una specifica istanza anche sulle scrivanie della corte d’appello di Messina. L’obiettivo dei legali era quello di ottenere la revisione del processo. Nell’estate del 2013 l’istanza è stata dichiarata inammissibile. «Non c’è alcun reale fatto nuovo che possa rimettere in discussione il pur controverso verdetto definitivo – si leggeva nell’ordinanza – perché tutti i rilievi mossi dalla difesa sono stati oggetto di puntale verifica da parte del giudice competente». I legali del giovane avevano immediatamente annunciato ricorso in Cassazione con l’obiettivo «di fare uscire il processo dai tribunali siciliani».
Per l’omicidio dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti è stato condannato definitivamente a undici anni anche l’altro ultrà del Catania, Daniele Micale. Dieci anni per omicidio preterintenzionale, stesso reato contestato a Speziale, e un anno per resistenza a pubblico ufficiale.
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