Solidarietà eco-sostenibile al Centro Zo Manitese: «Volontariato fatto in molti modi»

«Il nostro mercatino della solidarietà e le altre attività che abbiamo realizzato in questi anni racchiudono un mondo variopinto fatto di immigrati, studenti universitari, rigattieri, indigenti di ogni tipo e storici clienti». C’è soddisfazione nelle parole di Antonio D’Amico, attivista, volontario e presidente di Manitese Sicilia, organizzazione non governativa catanese ospite de Le small talk, un appuntamento settimanale del The hub del Centro culture contemporanee Zo. Manitese è nata a Catania negli anni Settanta come diramazione diretta della centrale milanese fondata nel 1964 allo scopo di favorire l’integrazione tra i popoli e sensibilizzare su temi umanitari di respiro internazionale. Eco-sostenibilità dell’ambiente, riciclaggio, povertà, fame e squilibri internazionali, consumo critico e identità culturale sono gli strumenti del percorso di volontariato, attivo in Sicilia da quarant’anni.

L’ong guidata da D’Amico si occupa di «ritiro e vendita di oggetti usati a cifra simbolica, educazione allo Sviluppo attraverso incontri formativi nelle scuole e animazione ludica nel quartiere Monte Po». Circa trenta volontari senza un particolare trend di età si dividono tra il centro di riuso – il primo nato nella Sicilia orientale – i percorsi di formazione organizzati per insegnati e studenti di scuole medie e superiori durante l’anno scolastico, e le attività a Monte Po. «Nel quartiere catanese cerchiamo di offrire opportunità di riscatto sociale e un’alternativa alla strada con gli strumenti del gioco, dei laboratori, dello sport e del doposcuola», spiega la volontaria Tiziana Valente.

Ma l’attività centrale rimane il mercatino solidale in cui dicono «si può trovare di tutto, dalle lampade al ferro da stiro, dalle scarpe ai soprammobili, dai libri alle caffettiere – e ridono – senza contare che a volte ci donano interi cambi di stagione, magari parecchio datati, e l’intero guardaroba di qualche parente da poco deceduto». Il presidente D’Amico spiega: «Per attribuire un prezzo e un valore agli oggetti abbiamo deciso di chiederci di volta in volta se quello che abbiamo tra le mani è un bene di prima necessità – continua – e se lo è avrà un costo di uno massimo due euro». Nei beni di primaria importanza gli attivisti fanno rientrare indumenti, coperte e libri e non accettano donazioni che non rispettino i canoni della decenza e ci sono delle regole. D’Amico fa un esempio: «Se ci portano un giocattolo rotto o non completo in tutte le sue parti non lo accettiamo, non siamo una discarica».

Le funzioni del mercatino non si limitano a quelle economiche e i volontari raccontano: «Abbiamo anche responsabilità sociali e di integrazione e ormai si sono creati anche rapporti di fiducia e di confidenza con alcuni dei nostri clienti». Senza contare che i proventi ricavati dal centro di riuso vengono utilizzati per finanziare progetti di sviluppo del sud del mondo, al momento attivi in Kenya ed Ecuador.
Il mercatino equo-solidale è però poco conosciuto nel territorio etneo e il presidente confessa: «Poiché giuridicamente siamo una ong non possiamo pubblicizzarci più di tanto, ma ci serviamo solo del passaparola della gente e del volantinaggio e – confida – abbiamo una mezza idea di fondare una cooperativa indipendente da Manitese che si dovrebbe occupare anche di creazione di utensili a impatto ambientale zero».


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