Scandalo doping in Sicilia, parla l’esperto «Ciclismo e atletica gli sport più controllati»

«Non ci sono dubbi sul perché ci siano più casi di doping in sport come il ciclismo o l’atletica leggera. Il motivo è legato semplicemente ai maggiori controlli». A parlare di sport e sostanze vietate è Gennaro La Delfa, presidente regionale della Federazione medico sportiva italiana e delegato del Comitato olimpico nazionale in Sicilia. Nelle ultime ore è emersa con tutto il suo clamore l’inchiesta Finti atleti che ha tolto il coperchio su numerosi casi di doping con 34 persone denunciate a piede libero, diverse perquisizioni e centinaia di intercettazioni telefoniche. Telefonate in cui, utilizzando un linguaggio criptico, i protagonisti di questa storia parlavano di dosi da iniettarsi nelle vene in vista delle prossime gare.

Uno scenario ambiguo decisamente lontano dai valori dello sport in cui però rientra, in questo caso, unicamente il mondo amatoriale. «Se facciamo un confronto – spiega La Delfa a MeridioNews – vediamo che nel settore dilettantistico del calcio e in quello a livello giovanile non ci sono casi perché non esistono i controlli». Quello della lotta allo sport drogato è «un lavoro stabile dove operano la commissione ministeriale di vigilanza che controlla in maniera diretta, indistinta e a sorpresa gli atleti». Una metodo di lavoro diverso rispetto al sistema del Coni che «svolge i suoi controlli all’interno delle varie federazioni sportive su richiesta delle stesse anche nell’ambito di determinate manifestazioni». Valori e studi su cui però pesa come un macigno anche la stretta imposta dall’alto per il contenimento dei costi delle analisi in laboratorio: «Abbiamo tra i quattromila e i cinquemila controlli in meno su scala nazionale. Sono tutti potenziali dopati che non verranno mai rilevati», precisa La Delfa.

La stretta finale dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Ragusa con il supporto della Squadra mobile della provincia Iblea si è avuto nello scorso fine settimana. Una due giorni di competizioni e controlli antidoping che hanno avuto come centro logistico il paesino di Chiaramonte Gulfi in cui si è svolta una gara di ciclismo su strada di 55 chilometri e una maratona podistica con traguardo in contrada Punta secca, proprio a ridosso della casa divenuta celebre per la fiction del commissario Montalbano. «I controlli si fanno prevalentemente sulle urine e in alcune discipline anche ematici come nel ciclismo mentre nel calcio è più raro. Qui ci sono controlli ordinari a campione ogni domenica tra i professionisti con due soggetti per squadra. Abbiamo poi le gare a interesse internazionale con possibilità di record del mondo. In questo ultimo aspetto – continua La Delfa – c’è bisogno del controllo all’atleta per l’eventuale omologazione del tempo».

Amatori. Sono loro i protagonisti di molti casi di doping. «Lo fanno non solo per le competizioni agonistiche. Ma ci sono numerosi casi di persone che si dopano soltanto per l’appagamento di aver un fisico che li appaghi. Crescendo l’attività amatoriale, dobbiamo dire che non sono aumentati i controllo in questo settore In Italia però – precisa La Delfa – abbiamo controlli seri. Contrariamente ad altri Paesi noi non abbiamo avuto pietà per nessuno, vedi i casi del ciclista Marco Pantani o del marciatore Alex Schwazer».

Ma quali sono le sostanza più utilizzate? «L’eritropoietina utilizzata dal fondista e mezzonfondista per migliorare le attività aerobiche. L’epo aumenta il numero di globuli rossi e il metabolismo aerobico con i rischi annessi poiché l’aumento di ematocrito comporta patologie cardiovascolari». Tra le figure oscure finite tra i denunciati c’è anche un infermiere di Ragusa che avrebbe aiutato gli sportivi a ottenere farmaci senza prescrizione medica. «Trovare l’epo – puntualizza La Delfa – dovrebbe essere difficile, ma nel mondo il fatturato è aumentato a dismisura e non per aumento di casi di malattie oncologiche. Per averla ci vuole una prescrizione medica particolare, non è reperibile in farmacia ma solo in ambito ospedaliero».


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