A osservarlo da lontano sembra un appassionato di ciclismo come tanti. Ma per capire che in lui c’è qualcosa di diverso basta osservarlo durante i chilometri finali dell’ultima tappa del Giro di Sicilia 2019. Non cerca un posto per guardare l’arrivo del rifugio Sapienza, sull’Etna. Lascia perdere gli schermi che trasmettono la corsa in diretta tv. Preferisce camminare avanti e indietro. Ogni tanto si ferma e risponde all’ennesima telefonata di giornata. Di cosa parla? Della tattica della sua squadra. Lui è Gianni Savio, storico manager del ciclismo mondiale. Un signore di 70 anni follemente innamorato delle due ruote e con un team che al Giro di Sicilia ha corso da protagonista: la Androni giocattoli Sidermec.
I suoi contatti nel settore sono sparsi per il mondo ma l’occhio è sempre puntato verso la cantera del Sudamerica. Sotto le sue mani sono passati grandi campioni ma anche clamorose scoperte. L’ultimo in ordine di tempo si chiama Egan Bernal, colombiano classe 1997. Arrivato nei professionisti proprio con la Androni giocattoli Sidermec e oggi tra le punte del team Sky. Per intenderci la squadra del quattro volte vincitore del Tour de France Chris Froome. Nel taccuino del dirigente torinese grazie all’ex ciclista professionista Paolo Alberati sono finiti anche i nomi di Ivan Sosa e Kevin Rivera. Anche loro arrivati in Italia da molto lontano per accasarsi in casa Androni. Terminate le fatiche del Giro di Sicilia, Savio aveva già scelto di fare rimanere nell’Isola la sua squadra. L’obiettivo è preparare i prossimi appuntamenti. Con l’asticella che è tutta puntata al Giro d’Italia.
Ma perché sempre più squadre professionistiche scelgono l’Etna per allenarsi? «Questa è una terra fantastica e in passato abbiamo partecipato a tante corse, dal giro dell’Etna al trofeo Pantalica – spiega a MeridioNews – Si riesce ad abbinare l’aspetto sportivo con quello storico. C’è la tecnologia moderna del ciclismo che si contempera con tutte le immense bellezze di questa Isola. Ma poi c’è la logistica – continua -. Grazie al clima favorevole abbiamo la possibilità di pernottare in quota, scendere d’altitudine e allenarci. E alla fine ritornare a quota 2000 per dormire. Io poi apprezzo molto la cucina, ma per i corridori è sconsigliata essendo perennemente a dieta».
L’attesa per l’arrivo dei corridori al traguardo Savio la passa anche davanti a una pizza margherita con mozzarella di bufala e rucola. A tavola con lui si parla solo di ciclismo. E sul piatto finisce anche l’idea, anticipata nei giorni scorsi dal nostro giornale, di portare un arrivo di tappa – a cronometro – del Giro d’Italia a quota 3000. «Mi piace – commenta – bisogna studiarla per bene, però, contemplando tutti gli aspetti». L’apertura c’è tutta. Prima di dirigersi al traguardo c’è anche il tempo per azzeccare il pronostico di giornata: «Tenete d’occhio il francese Martin», commenta.
Con l’epilogo della corsa a tappe in Sicilia è anche tempo di bilanci. Che voto dai alla tua squadra? «Meritano otto. Perché siamo stati capaci, com’è nel nostro spirito e nella mia filosofia di corsa, di superare le avversità. Abbiamo avuto la caduta di Cattaneo ieri e quella di Montaguti. Due uomini di classifica che potevano portarci risultati superiori. Ma, come dicevo, siamo stati capaci di reagire e ottenere un secondo posto di tappa con Fausto Masnada. Lo stesso ha vinto il gran premio della montagna e il terzo posto nella classifica generale. Manuel Belletti ha vinto la tappa di Palermo ma anche la maglia da leader della classifica a punti».
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