Alla martire catanese l'arcivescovo di Palermo associa il prete ucciso nel 1993 dalla mafia nel quartiere palermitano di Brancaccio: «Su questi modelli vanno costruite le relazioni e le città degli uomini», dice durante la celebrazione tenuta oggi nella cattedrale di Catania in onore della patrona
Sant’Agata, l’arcivescovo di Palermo in Duomo Lorefice: «Agata e Don Puglisi esempi di vita»
Sant’Agata e don Pino Puglisi come esempi di vita. È la congiunzione tra chiesa catanese e palermitana fatta dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice nel corso del solenne pontificale che ha celebrato, oggi, nella cattedrale di Catania. La liturgia rientra nel programma degli appuntamenti religiosi che scandiscono le festività agatine, che per il 5 febbraio prevedono il giro interno del fercolo che trasporta la patrona protettrice dei catanesi. L’accostamento tra la martire etnea e il prete ucciso da Cosa nostra nel quartiere palermitano di Brancaccio, nel 1993, «è la prova che la testimonianza va incontro a difficoltà», aggiunge il prelato.
«Serietà, onesta, responsabilità, castità, trasparenza ma anche audacia e un cuore verginale», sono alcune delle caratteristiche che, secondo Lorefice, raccontano le qualità di Sant’Agata e dei martiri che, come lei, «hanno accolto il Signore, pienamente». Valori che, in un tempo segnato «da disgregazione sociale, disuguaglianze, illegalità, soprusi dei potenti di turno sui più deboli e indifesi, ingiustizia, emarginazione e violenza», sarebbero indispensabili «per rimanere accanto a Cristo e per dare il nostro concreto apporto alla costruzione storica di questo mondo e della città degli uomini».
L’arcivescovo di Palermo ha poi rivolto il suo messaggio alla situazione politica mondiale, e in particolare alle vicende che toccano l’ambiente cristiano in Medio Oriente. Il riferimento al terrorismo, legato agli estremismi religiosi, è esplicito quando ai due martiri siciliani accosta «i tanti fratelli cristiani soprattutto in Siria e a Damasco. Anche loro oggi – continua Lorefice – testimoniano come un cuore puro, integro, casto e trasparente è il vero e unico presupposto per superare l’egoismo di natura idolatrica che attanaglia i nostri stili di vita, le nostre relazioni». Davanti all’altare, a seguire la funzione in prima fila, erano seduti anche il sindaco di Catania Enzo Bianco, il presidente della Regione Rosario Crocetta, il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, la prefetta della città etnea Maria Guia Federico.