Foto dal profilo Facebook Rosanna Natoli

Consiglio superiore della magistratura, la paternese Rosanna Natoli indagata dalla procura di Roma

Un avviso a comparire per rivelazione di segreti d’ufficio e per abuso d’ufficio. Rosanna Natoli – consigliera laica del Consiglio superiore della magistratura (Csm) ed ex componente della sezione disciplinare dello stesso organo – è indagata dalla procura di Roma e domani, mercoledì 31 luglio, dovrà presentarsi davanti ai pubblici ministeri. Il Csm è l’organo tramite il quale la magistratura ordinaria italiana si auto-governa ed è composto da 33 persone. È presieduto dal presidente della Repubblica, che partecipa di diritto alle riunioni dell’organo; altri membri di diritto sono il primo presidente e il procuratore generale della Corte suprema di Cassazione. Le altre 30 persone che compongono il Csm sono membri cosiddetti togati – cioè appartenenti alle componenti della magistratura – e membri cosiddetti laici, scelti tra i docenti e le docenti universitarie in materie giuridiche e anche tra avvocati e avvocate che esercitano la professione da almeno quindici anni. I membri togati – che sono venti – sono eletti dalle magistrate e dai magistrati ordinari, mentre i membri laici – sono dieci – sono eletti dal Parlamento riunito in seduta comune. I nomi delle persone che vengono elette come membri laici del Csm spesso sono frutto di accordi tra i partiti: Rosanna Natoli è stata eletta in quota Fratelli d’Italia.

Il fascicolo di indagine su Natoli è stato aperto perché avrebbe incontrato la magistrata Maria Fascetto Rivillo, che quando era in servizio a Catania è stata condannata in primo grado dal tribunale di Messina a tre anni e sei mesi per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell’agenzia siciliana delle riscossioni: il tema dell’incontro tra le due sarebbe stato il procedimento disciplinare in corso a carico di Fascetto Rivillo. L’incontro, però, era stato registrato all’insaputa di Natoli e consegnato in una chiavetta alla Commissione disciplinare, assieme alla sua trascrizione. Tutto il materiale è stato congelato dal Consiglio superiore della magistratura, che lo ha consegnato alla procura di Roma. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa, la procura di Roma ha emesso un invito a presentarsi in qualità di indagata per rivelazione di segreti d’ufficio e per abuso d’ufficio, reato quest’ultimo che darebbe la competenza del giudizio alla procura romana.

Secondo la procura di Roma, la consigliera Natoli – in qualità di componente della sezione disciplinare del Csm e di giudice relatrice del procedimento in corso nei confronti della magistrata Maria Fascetto Sivillo – le avrebbe rivelato notizie d’ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete e «segnatamente quelle sullo svolgimento della Camera di consiglio dopo la sua audizione». Inoltre, sempre secondo la procura di Roma, Natoli «partecipava allo svolgimento del procedimento disciplinare e alla decisione, intenzionalmente procurando un ingiusto vantaggio a Fascetto Sivillo», alla quale avrebbe «rivelato, nel corso di un colloquio del 3 novembre del 2023, l’orientamento espresso dai componenti della Commissione». Secondo la procura Natoli avrebbe anche «compiuto atti diretti e in modo non equivoco a procurarle un ingiusto vantaggio patrimoniale nell’udienza del luglio 2024, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà».

Quest’ultimo riferimento è alla sospensione dell’udienza dopo la produzione nella stessa udienza, da parte della magistrata e del suo legale – l’avvocato Carlo Taormina – della trascrizione del colloquio che aveva avuto con la consigliera Natoli, nello studio legale dell’avvocata a Paternò, nel Catanese. In seguito alla rivelazione del colloquio, la consigliera Natoli si è dimessa dalla commissione disciplinare, ma non dall’incarico al Csm, come chiesto dai partiti dell’opposizione. I magistrati, inoltre, hanno avviato un fascicolo senza indagati o ipotesi di reato dopo la denuncia presentata dall’avvocato Taormina, nella quale si ipotizza il reato di falso contro la sezione disciplinare del Consiglio.


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