In via Mt 37-39 abitano 130 famiglie in attesa che i loro appartamenti vengano sgomberati per dare esecuzione a una sentenza del Tar che ha modificato la graduatoria degli assegnatari delle abitazioni di servizio appartenenti alle forze dell'ordine. «Queste persone vedrebbero sconvolta la propria esistenza»
Riserva Reale, scontro su alloggi destinati a poliziotti «Dopo 22 anni non si può finire in mezzo alla strada»
L’ennesima vicenda palermitana dipinta sul quadro dell’emergenza abitativa ha per protagonisti i poliziotti e le loro famiglie: 130 nuclei con personale in servizio, in pensione o vedove degli agenti che ora rischiano, secondo l’allarme lanciato dal Sunia di Palermo – il sindacato degli inquilini della Cgil – di lasciare gli appartamenti dopo avere vissuto per più di vent’anni in via Mt 37-39, zona Riserva Reale, a due passi da corso Calatafimi. Una vicenda che affonda le sue radici nel 1995. Quell’anno la Prefettura indice una selezione per assegnare una casa al personale di polizia, al termine della quale 130 famiglie si vedono riconoscere il diritto a vivere in un immobile messo a disposizione dagli uffici di via Cavour. Ma, come spesso accade in questi casi, chi si è visto passare davanti non ci sta e impugna la decisione davanti al Tar. La vicenda giudiziaria si protrae per diversi anni. Nel 2004 il Tribunale amministrativo regionale dà ragione ai ricorrenti. A quel punto viene stilata una nuova graduatoria, con l’inserimento dei nomi di coloro che, in un primo momento, erano stati esclusi. Nel frattempo, però, le famiglie che si erano viste inizialmente assegnare gli immobili, avevano cominciato una nuova vita nella loro nuova casa, dove fino ad oggi hanno continuato ad abitare, ma che, se l’allarme sgombero lanciato dal Sunia dovesse rivelarsi veritiero, potrebbero dovere lasciare.
Il responsabile del sindacato degli inquilini della Cgil, Zaher Darwish, ripercorre i passaggi burocratici della vicenda e pone la questione del destino delle famiglie che oggi vivono in quelli che gli furono assegnati, in veste di legittimi assegnatari della prima graduatoria, come alloggi di servizio. «Le case – spiega – facevano parte del demanio e successivamente la loro proprietà è passata nelle mani del Comune. Adesso la situazione è a rischio, con l’amministrazione di Palazzo delle Aquile che sembra muoversi per avviare le procedure di sgombero, nonostante le rassicurazioni che ieri, in Consiglio comunale, abbiamo avuto su questo fronte dall’assessore alle Attività sociali Agnese Ciulla. La vita di chi abita quegli appartamenti, dal momento della prima assegnazione, è ovviamente molto cambiata. Queste famiglie vedrebbero sconvolta la propria esistenza».
Darwish illustra i contenuti dell’incontro di ieri a Sala delle Lapidi con la rappresentante di giunta, puntando comunque l’indice contro l’atteggiamento dell’amministrazione: «L’assessore Ciulla ha garantito che non ci sarebbero stati sgomberi. Un’assicurazione che ci è stata reiterata a più riprese ma che viene puntualmente smentita dai fatti, con segnali che vanno in direzione opposta. Ieri mattina abbiamo avuto notizia, per esempio, della presenza di un operaio che avrebbe dovuto murare l’ex scuola Francesco Crispi, al Cep, dove vivono alcune famiglie, evidentemente per procedere, subito dopo, allo sgombero».
L’esponente sindacale è cosciente della legittimità delle rivendicazioni di chi hanno vinto il ricorso al Tar, ma pone ancora una volta il problema delle persone che vivono negli alloggi da più di due decenni: «Non nego il diritto del poliziotto che è legittimamente in graduatoria in seguito al ricorso, ad avere una casa, ma occorre garantire le famiglie che sono lì da 22 anni e che non possono finire in mezzo alla strada. Il Sunia ha voluto esternare la propria sensibilità verso un possibile dramma che potrebbe coinvolgere 130 famiglie. Abbiamo voluto sottolineare la nostra partecipazione a problema che, per essere risolto, deve prevedere l’intervento del sindaco in prima persona».