Un pezzo di gommone che galleggia, un missile o un serbatoio vuoto di un aereo? Sono soltanto alcune delle ipotesi avanzate in queste ore dopo il ritrovamento, nelle acque antistanti Lampedusa da parte del peschereccio Andrea Doria, di un frammento di quello che con ogni probabilità sembra essere un razzo vettore israeliano. Sul reperto, con […]
Il razzo israeliano trovato al largo di Lampedusa: forse usato per mandare in orbita un satellite spia
Un pezzo di gommone che galleggia, un missile o un serbatoio vuoto di un aereo? Sono soltanto alcune delle ipotesi avanzate in queste ore dopo il ritrovamento, nelle acque antistanti Lampedusa da parte del peschereccio Andrea Doria, di un frammento di quello che con ogni probabilità sembra essere un razzo vettore israeliano. Sul reperto, con forma cilindrica, si vede chiaramente dai video che circolano in rete come sia impressa una scritta in ebraico e un logo. Due dettagli fondamentali per cercare di chiarire di cosa potrebbe trattarsi. L’emblema richiama chiaramente l’iconografia aerospaziale con una punta stilizzata, che sembra rappresentare un razzo, con attorno delle orbite e delle stelle, simboli dello spazio. La raffigurazione, come confermano informalmente alcuni esperti al nostro giornale, è legata ai programmi spaziali di Israele, nonostante non si tratti del logo ufficiale dell’Agenzia spaziale israeliana, fondata nel 1983. «Il logo in questione – spiegano a MeridioNews – dovrebbe appartenere ad alcune unità dell’aeronautica israeliana e in particolare a quelle connesse a degli specifici programmi satellitari della difesa spaziale».

Tra questi c’è il programma Ofek, ossia orizzonte. Al centro di questa iniziativa, cominciata nel 1988, c’è un sistema di satelliti da ricognizione o osservazione delle terra per fornire supporto alle forze armate. L’ultimo lancio, il numero 19, è avvenuto tra il 2 e il 3 settembre scorso dalla base aerea di Palmachim. Per lanciare questo genere di satelliti Israele utilizza un razzo chiamato Shavit, che significa cometa. Per raggiungere l’orbita terrestre Shavit ha attraversato tre stadi: in ognuno di questi una diversa parte del razzo utilizza il suo carburante e viene poi sganciata per tornare sulla terra. L’ultimo pezzo a quanto pare potrebbe essere proprio quello recuperato in mare a largo di Lampedusa. Il logo impresso nel frammento è lo stesso che si vede in un video della simulazione digitale del lancio, pubblicato su Youtube dall’account ufficiale del ministero della Difesa di Israele. La stessa immagine compare anche all’inizio del filmato di presentazione di Ofek 19 insieme ai simboli ufficiali della aziende della Difesa israeliana, delle forze armate e del ministero della Difesa. Riuniti proprio nell’ambito dell’operazione di lancio del satellite spia avvenuta a inizio settembre.
«Abbiamo posizionato nello spazio un altro satellite avanzato dotato di capacità di raccolta dati al vertice della tecnologia globale. Lo spazio è una dimensione di combattimento la cui centralità aumenterà nei prossimi anni, e l’attuale satellite rappresenta il salto operativo e tecnologico per preservare e migliorare la superiorità spaziale dello Stato di Israele per i prossimi decenni», ha commentato dopo il lancio Il capo della direzione Comunicazioni satellitari del ministero della Difesa Danny Gold. Il ritrovamento del razzo si inserisce in un contesto particolare per la Sicilia. Da un lato c’è infatti l’attesa per la partenza della Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza. C’è poi la questione degli aerei di Israele che nei giorni scorsi hanno fatto la spola con l’isola, con atterraggi e partenze dalla base di Sigonella.
«È stata esclusa la presenza di qualsiasi traccia di materiale esplosivo o radioattivo. Dalle prime verifiche tecniche, l’oggetto sembrerebbe riconducibile a un serbatoio supplementare di carburante per aerei, e non a un ordigno militare attivo né tanto meno a un missile spaziale», ha tuttavia spiegato il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino. In merito alla possibilità che possa trattarsi di un missile il primo cittadino ha parlato di parole «gravissime e del tutto irresponsabili». Gli indizi però rimandano proprio in quella direzione nonostante al momento non ci siano comunicazioni ufficiali da parte delle autorità italiane.