Prosegue con l'audizione di Salvatore Sciacca, Giansalvo Sciacchitano e Giovanni Benedetto il processo per l'affidamento senza gara d'appalto del sistema d'informatizzazione del Pta di Giarre. Tra gli imputati anche il marito della senatrice Pd Anna Finocchiaro
Processo Pta, l’incontro con Massimo Russo In aula parlano i tre soci di Melchiorre Fidelbo
Dopo la testimonianza dei due imputati chiave, l’ex manager della sanità Antonio Scavone e Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del partito Democratico Anna Finocchiaro, prosegue con tre testimoni della difesa il processo sull’affidamento senza gara d’appalto del sistema d’informatizzazione del Pta (Presidio territoriale d’assistenza, ndr) di Giarre. A raccontare alcuni retroscena della vicenda ai giudici della terza sezione penale sono stati Salvatore Sciacca, Giansalvo Sciacchitano e Giovanni Benedetto. I tre professionisti facevano parte, in qualità di soci, della Solsamb Srl, l’azienda amministrata da Fidelbo a cui viene affidato il servizio il 30 luglio 2010. Sul banco degli imputati, a vario titolo accusati di abuso d’ufficio e truffa, oltre a Scavone e Fidelbo, ci sono anche Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, entrambi in passato direttori dell’azienda sanitaria provinciale di Catania. Uno dei punti da chiarire, secondo l’accusa sostenuta dal pm Alessandro La Rosa, è quello relativo le motivazioni che hanno portato allo sblocco del progetto, inizialmente rimasto lettera morta durante il mandato da assessore regionale alla sanità di Roberto Lagalla.
«La proposta inizialmente era rimasta nel cassetto. Quando subentrò a Palermo l’assessore Massimo Russo, che era persona dinamica, lo andammo a trovare insieme agli altri soci. Abbiamo spiegato quelli che potevano essere i vantaggi per l’azienda sanitaria provinciale di Catania per un ospedale come Giarre che stava morendo». A raccontarlo, senza però chiarire i passaggi amministrativi successivi – «semplicemente perché non ho seguito la cosa», dice – è stato Salvatore Sciacca, professore e coordinatore scientifico del registro tumori in tre province della Sicilia orientale. La proposta del progetto ha come genesi il 26 novembre 2007 con la dicitura di casa della salute. Ad avanzare l’idea il consorzio Sd@. Costo complessivo oltre un milione di euro. Nel raggruppamento, oltre alla società di Fidelbo – titolare del 50 per cento delle quote -, ci sono l’università di Catania, la Tnet Srl insieme alla stessa Asp 3.
«Quando incontrammo l’assessore Russo – spiega Giansalvo Sciacchitano, ex presidente dell’ordine dei medici di Catania – davanti a noi venne fatta una telefonata al ministero. Alla fine ci disse che bisognava intervenire sul progetto per sollecitare i funzionari perché si poteva perdere il finanziamento. Successivamente a informarmi era lo stesso Fidelbo che mi diceva che stava andando avanti perché era stato preso in considerazione». Diverso il ricordo del medico Giovanni Benedetto. La telefonata di Russo sarebbe stata effettuata «non davanti a noi ma nella stanza attigua del suo segretario. Poi ci informò su una funzionaria con cui bisognava interloquire, ma non mi sono occupato della cosa». Nonostante i travagli iniziali e diverse rimodulazioni l’idea di Fidelbo e soci si concretizza proprio nella cittadina etnea di Giarre.
All’inaugurazione del 15 novembre 2010 insieme a Calaciura e Massimo Russo, assessore alla Sanità dell’allora governatore Raffaele Lombardo, c’erano Melchiorre Fidelbo, la moglie e senatrice Pd Anna Finocchiaro e Livia Turco, ministra della Salute dal 2006 al 2008 nel secondo governo di Romano Prodi.