Una nuovo cambio di avvocati. È quello deciso dall’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, per affrontare il nuovo processo di secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. Nuovo capitolo di una storia giudiziaria cominciata ormai nove anni fa, quando i militari del Reparto operativo speciale dei carabinieri, su delega della procura etnea, portavano a termine l’inchiesta Iblis, sul connubio tra mafia, politica e mondo imprenditoriale. Il processo a Lombardo torna in Appello dopo il rinvio a una nuova sezione disposto della corte di Cassazione sulla sentenza del 31 marzo 2017.
Quella di oggi, davanti ai giudici della prima sezione, è stata però un’udienza interlocutoria. Con un rinvio al 7 giugno ottenuto dai difensori del politico autonomista, per potere studiare l’enorme mole di documenti che fanno parte dell’inchiesta. Per l’ex presidente, che non era presente al primo piano del palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga, c’era la sua nuova avvocata, Maria Licata. Con lei, nel nuovo pool difensivo, ci sarà anche il penalista napoletano Vincenzo Maiello. Riconfermato, invece, Sergio Ziccone. Legale che segue la vicenda giudiziaria dal primo processo, quando il politico autonomista, insieme al fratello Angelo, era imputato di voto di scambio semplice.
Licata e Maiello prendono così il posto di Alessandro Benedetti e Filippo Dinacci. Gli stessi che nel primo processo d’appello erano riusciti a fare cadere l’accusa di concorso esterno ottenendo una condanna a due anni. Cinque anni e otto mesi in meno rispetto alla sentenza di primo grado disposta dalla giudice monocratica Marina Rizza. Tra i difensori di Lombardo, ma solo per un periodo interlocutorio lungo dieci mesi, c’è stato anche Franco Coppi, l’ex legale di Giulio Andreotti e di Silvio Berlusconi nel processo Ruby bis. Adesso, invece, Lombardo ha deciso di puntare su due avvocati specializzati nella difesa dei colletti bianchi. Licata, riconosciuta dai colleghi come una «professionista preparata e molto puntigliosa», in passato si è occupata del processo per le tangenti all’ospedale Garibaldi, assistendo il nosocomio come parte civile. Stesso ruolo rivestito per l’ospedale Vittorio Emanuele nell’inchiesta sul cardiochirurgo Mauro Abbate, finito nei guai con l’accusa di avere chiesto tangenti ad alcuni pazienti per garantire la sua presenza in sala operatoria.
Da Napoli arriva invece l’avvocato Vincenzo Maiello, ordinario di diritto penale all’università Federico II del capoluogo partenopeo. Dal 2006 al 2010, Maiello è stato componente componente della giunta dell’unione delle camere penali italiane. Tra i suoi assistiti ci sono l’ex sindaco del Pdl di Sant’Anastasia Carmine Esposito, finito a processo con l’accusa di avere intascato una mazzetta in municipio dal titolare di una ditta di rifiuti, il professore di diritto Tributario Fabrizio Amatucci e l’ex presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, conosciuto come Giggino ‘a purpetta. Quest’ultimo eletto al Senato lo scorso anno con Forza Italia. In passato arrestato, perché sospettato di essere un uomo del boss della Camorra Raffaele Cutolo, condannato e poi assolto.
In un recente convegno sulla trattativa Stato-Mafia, organizzato a Napoli, Maiello ha avuto un duro scambio di battute con il magistrato Nino Di Matteo. Il legale ha criticato i pm per avere inseguito una ricostruzione dei fatti «che aveva come obiettivo quello di andare a definire un contesto di immoralità dell’agire istituzionale. Dopodiché – ha spiegato alla platea – sono andati alla ricerca del reato da applicare». Parole a cui ha replicato Di Matteo, presente quel giorno, incalzando il professore «di non rispettare le sentenze, offendendo il giudizio di una corte». Lo scambio di battute con il nuovo avvocato di Lombardo è proseguito con Maiello che ha bollato il magistrato come uno «poco abituato a frequentare le aule universitarie in cui si discute pacatamente».
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