«Questi me li voglio portare a casa […] Il riso lo metti lì davanti alla cassettiera, questa cosa di origano mettila pure per casa. Il tonno mettilo qui sotto che poi ce lo portiamo». Alimenti a lunga conservazione sono al centro delle conversazioni intercettate tra Daniela Lo Verde, la preside della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen di Palermo nota per le sue battaglie antimafia che oggi è stata arrestata per corruzione e peculato, e sua figlia. Tra le accuse mosse alla dirigente scolastica – che è finita ai domiciliari insieme al vicepreside Daniele Agosta – c’è anche quella di essersi appropriata del cibo della mensa dell’istituto. Le conversazioni con la figlia sono state intercettate e registrate nel corso delle indagini e risalgono, in particolare, al mese di giugno del 2022. È mercoledì 15 giugno e la donna sta lavorando all’interno del suo ufficio a scuola. Con lei, nella stessa stanza, c’è anche la figlia. Tra una pratica e l’altra, Lo Verde avrebbe impartito alla figlia disposizioni su quali cibi riporre in un sacchetto da portare a casa e come organizzarli.
«Questo me lo voglio portare, questo poi lo mettiamo da parte. Poi, vediamo cosa c’è qui: li esci e li metti qui sopra», avrebbe indicato la preside alla figlia. «Il riso lo metti lì davanti alla cassettiera e per la cucina questo. Benissimo! Ora sistema sopra il frigorifero. Quello mettilo in un sacchetto, che non si può scendere. Il tonno mettilo qui sotto che poi lo portiamo a casa a Sferracavallo». Per l’accusa – rappresentata dai pubblici ministeri della procura europea Gery Ferarra e Amelia Luise – da questi dialoghi è possibile desumere un comportamento illecito da parte di Lo Verde con l’obiettivo di portare via dalla scuola gli alimenti acquistati con i fondi europei e destinati alla refezione scolastica per destinarli alla propria abitazione. E non solo. Qualcosa sarebbe servito anche per riempire gli stipetti della villetta al mare della famiglia che si trova nella nota località balneare palermitana di Sferracavallo. Oltre alle intercettazioni, l’accusa si basa pure sulle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza che erano state piazzate all’interno della sua stanza nell’istituto Falcone allo Zen di Palermo: in alcuni filmati si vede Lo Verde mentre riempie le buste di alimenti dentro l’ufficio di presidenza.
Non soltanto cibo. Nell’inchiesta sono finiti anche diversi episodi di furto di computer scomparsi dall’aula magna della scuola. In uno di questi casi, nell’agosto del 2022, la notizia era stata pubblicata anche su alcuni giornali locali. «Per un cornuto, un cornuto e mezzo! Ci stanno arrivando soldi da tutte le parti». Queste sono le parole che la preside rivolge al suo vice – da oggi entrambi ai domiciliari – senza immaginare di essere intercettata. Tutti e due appaiono soddisfatti del fatto che l’episodio denunciato abbia portato contributi alla scuola. Anche il sindaco di Palermo, tramite la Fondazione Sicilia, dopo i fatti avrebbe assegnato all’istituto un contributo di circa 3000 euro per riacquistare ciò che era stato rubato. «Grazie tu devi dire – afferma Lo Verde rivolgendosi al vicepreside Agosta – perché non l’aveva saputo nessuno. Tu lo devi dire che sono io quella speciale!». La donna rivendica il merito di essere stata lei ad avere reso pubblica la notizia «proprio per cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea e ottenere attestazioni di stima, solidarietà, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni», è la conclusione a cui è arrivato il giudice per le indagini preliminari.
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