Risposte a caldo. Minacce istituzionali. Assist politici. E una riunione d’emergenza a Palazzo Chigi, a Roma, per capire come andare avanti verso il Ponte sullo Stretto. È il clima all’indomani del mancato visto di legittimità della Corte dei Conti sul finanziamento di una parte del progetto. Una bocciatura dei giudici contabili, arrivata ieri, che ha […]
Ponte sullo Stretto, la politica davanti al no della Corte dei Conti: dalle minacce di riforma alla riunione urgente
Risposte a caldo. Minacce istituzionali. Assist politici. E una riunione d’emergenza a Palazzo Chigi, a Roma, per capire come andare avanti verso il Ponte sullo Stretto. È il clima all’indomani del mancato visto di legittimità della Corte dei Conti sul finanziamento di una parte del progetto. Una bocciatura dei giudici contabili, arrivata ieri, che ha procurato le stizzite dichiarazioni di alcuni protagonisti politici: dal presidente della Regione Renato Schifani alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Passando per il principale sostenitore del progetto, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Oggi, dopo la riunione romana, il governo conferma che «rimane fermo l’obiettivo, pienamente condiviso dall’intero esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera». Ma adotta un approccio più istituzionale, avendo deciso di «attendere la pubblicazione delle motivazioni della Corte dei Conti – si legge in una nota -. Solo dopo, il governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo».
Le reazioni politiche e le minacce istituzionali
«La decisione della Corte dei Conti sa molto di ingerenza e rischia di paralizzare l’azione di governo», commentava ieri, subito dopo la decisione dei giudici, il presidente della Regione Renato Schifani. Dose rincarata dalla premier Giorgia Meloni, che ha parlato di «ennesimo atto di invasione». Passando alle minacce istituzionali: «La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a un’intollerabile invadenza». Più cauto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: che già ieri si diceva attendista, pur parlando di «grave danno per il Paese» e di «scelta politica più che un sereno giudizio tecnico». Mentre dalle opposizioni si chiede già la sua testa, con il Movimento 5 stelle che valuta una mozione di sfiducia. «Siamo sicuri di poter rispondere punto su punto – dichiara oggi Salvini, dopo la riunione – poi partiamo col cantiere. In legge di Bilancio lavoreremo per mettere in sicurezza tutti i fondi già stanziati».
Le rassicurazioni (parziali) della Stretto di Messina spa
«Noi fermi non stiamo, uno o due mesi rientrano nei tempi di una procedura – dichiara Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina spa – Degli stop più lunghi potrebbero mettere in difficoltà i rapporti con l’impresa e richiedere una nuova revisione del corrispettivo. Al momento è aggiornato al 2023 e, se si dovesse partire a fine 2026, il rischio è che ovviamente i numeri possano essere diversi». Numeri e ritardi su cui possono incidere anche i ricorsi, tra cui quelli già numerosi e a più livelli delle associazioni ambientaliste. «Siamo un Paese in cui i ricorsi sono frequenti – continua Ciucci -, ne abbiamo almeno un paio già avviati. Non possiamo impedirli e ci difenderemo. Ma, finora, non hanno portato ritardi». L’ad, al termine della riunione, si dice perplesso davanti alla decisione dei giudici contabili, ma comunque fiducioso dei prossimi passi verso il Ponte sullo Stretto.
La replica delle associazioni ambientaliste
«La Corte dei Conti ha confermato ciò che sosteniamo da anni: il progetto del Ponte sullo Stretto è un’opera insostenibile sotto ogni profilo», così dichiarano con un’unica voce Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia. Le quattro associazioni ambientaliste che avevano già presentato due memorie alla Corte dei Conti, evidenziando le irregolarità del progetto. «Tutto l’iter seguito dal governo Meloni è stato caratterizzato da continue forzature, come i continui voti di fiducia per aggirare la discussione e il confronto in Parlamento – continuano in una nota – finendo per determinare un mostro giuridico con pesanti elementi di anticostituzionalità». Condannando «le reazioni scomposte del governo contro la magistratura contabile», le associazioni annunciano di non essere intenzionate a fermarsi davanti ad eventuali contromosse politiche.