Dopo la scelta di Filippo Sambataro sarà Francesco Laudani a occuparsi del circolo etneo in vista della convocazione degli iscritti dopo le comunali 2017. Sulla vicenda dem interviene anche il sindaco uscente Mangano, che parla senza giri di parole di «comitato di gestione del potere»
Paternò, la guerra intestina del Partito democratico Si autosospende segretario, arriva il traghettatore
Guerra a colpi di comunicati stampa sull’asse Paternò-Catania. Al centro c’è il Partito Democratico e la lotta intestina in corso tra diversi esponenti di primo piano. A Paternò la battaglia tra Nino Calabrò (capo gruppo consiliare dei dem e fedelissimo del sindaco uscente nonché candidato Mauro Mangano) e Filippo Sambataro (segretario comunale e candidato consigliere in una civica che sostiene Nino Naso, altro aspirante alla poltrona del primo cittadino) ha prodotto uno strascico di polemiche. Per prima cosa il simbolo non è stato assegnato a nessuno, Mangano compreso, in secondo luogo il segretario Sambataro si è autosospeso da ogni attività fino al prossimo 26 giugno.
La vicenda di Paternò, cosi come quelle che riguardano altri Comuni chiamati al voto, ha fatto saltare il banco all’interno del Pd etneo dando vita a un tutti contro tutti. Due giorni fa Luca Spataro, segretario personale del ministro alla Giustizia Andrea Orlando ed ex candidato a sindaco di Castiglione di Sicilia, si è autosospeso dalla direzione provinciale di Catania, inviando una lettera che ha avuto come obiettivi il segretario provinciale Enzo Napoli e quello regionale Fausto Raciti. Nella missiva Spataro fa riferimento proprio al caso Paternò: «Non riesco a comprendere in quale sede sia maturata la scelta di non concedere il simbolo e come si possa considerare un fatto normale che nella quasi totalità dei Comuni al voto dirigenti di rilievo del Pd sostengano candidati sindaci contrapposti.
In questo quadro generale c’è anche la scelta del segretario comunale dei dem Filippo Sambataro, che si è autosospeso dal proprio incarico, fino alla conclusione della campagna elettorale, con una lettera indirizzata al presidente della commissione provinciale di garanzia. «Dalla comunicazione alla stampa della decisione del circolo di non apparentare il simbolo con nessun candidato a sindaco – scrive – mi sono opportunamente astenuto da ogni azione o dichiarazione pubblica nel superiore interesse dell’unità del partito».
Immediata la replica del segretario provinciale Napoli: «In merito alle polemiche sollevate strumentalmente da taluni, circa la mancata presentazione di una lista col simbolo a Paternò ed in altri Comuni, ricordo che tale scelta è stata analogamente concordata con gli organismi dirigenti locali, in tutte le occasioni in cui sono emerse divisioni e contrapposizioni significative sulle candidature alla carica di sindaco. ho incaricato formalmente il responsabile provinciale, Francesco Laudani, di affiancare, come unione provinciale, ogni ulteriore passaggio politico ed organizzativo di quel circolo e procedere, subito dopo lo svolgimento delle elezioni amministrative, alla convocazione degli iscritti». Parole che trovano una replica nelle dichiarazioni di Mauro Mangano. Il sindaco a caccia del secondo mandato denuncia le disgregazioni che attanagliano il partito: «La posizione espressa dal segretario provinciale del Pd di Catania è la dimostrazione lampante di come il Pd nei fatti non sia più, nella nostra provincia, un partito. Non è un luogo in cui si discute dei temi che riguardano la società, un luogo di confronto e di scontro, se necessario, sulla politica, ma soltanto un comitato di gestione di potere».