Palermo, vittoria in chiaroscuro con la Cavese Diversi i campanelli di allarme in ottica playoff

Un sorriso a metà. Il particolare emoticon valido mercoledì scorso in relazione alla soddisfazione per la qualificazione aritmetica ai playoff e contestualmente alle difficoltà relative ad un piazzamento al settimo posto in classifica può essere riprodotto in occasione del successo casalingo per 3-2 contro il fanalino di coda Cavese nella penultima giornata della stagione regolare del girone C. Un sorriso a metà ‘rende l’idea’ perché questa vittoria, la seconda consecutiva al Barbera, è un mix di aspetti positivi e negativi. Un contenitore all’interno del quale la gioia dettata dalla conquista dei tre punti, che consentono agli uomini di Filippi di superare il Teramo (che ha pareggiato ad Avellino) e flirtare con il settimo posto avendo agganciato a quota 50 punti il Foggia sconfitto a Castellammare di Stabia, si mescola con sentimenti di segno opposto dominati da una preoccupazione dovuta a tutta quella serie di difetti (tecnici e di natura caratteriale) da cui la squadra non riesce proprio a svincolarsi. Ed è questo l’aspetto più allarmante in vista dei playoff, inevitabile punto di riferimento della quotidianità in casa rosanero una volta acquisita la certezza matematica del traguardo.

Se queste ultime gare della regular season diventano, appunto, veri e propri strumenti di valutazione della consistenza e del livello di affidabilità del gruppo in vista degli spareggi che metteranno in palio un posto per la serie B è giusto nutrire più di una perplessità e condire già ora con un po’ di pessimismo il piatto che lo staff tecnico preparerà in funzione dell’imminente segmento post-stagionale. Al di là del successo, che condanna gli avversari alla retrocessione in serie D, il Palermo visto contro la Cavese non può fare tanta strada. Commettendo ancora gravi errori in termini di attenzione o di concentrazione, con riferimento nel caso specifico ai due gol regalati di fatto ai campani passati in vantaggio al 9′ grazie ad un acuto di Bubas in seguito ad una sbavatura di Accardi su un cross di Gatto e in grado al 31′ della ripresa di ristabilire momentaneamente la parità con il gol del 2-2 di Matera sugli sviluppi di un rimpallo in area, una squadra difficilmente può legittimare le proprie ambizioni.
E non può proiettarsi con ottimismo verso il prossimo obiettivo se stecca la partita dal punto di vista dell’atteggiamento mentale, se non valuta bene certi aspetti della gara riconducibili al fatto che inconsciamente è stata sottovalutata una Cavese praticamente spacciata e se gioca a tratti con una sufficienza visibile attraverso il modo in cui sono state sprecate alcune delle numerose occasioni da rete costruite soprattutto nel primo tempo (complice la predisposizione di una Cavese, guidata oggi in panchina da Grottola al posto dello squalificato Maiuri, che con un 4-3-3 ha affrontato il match a viso aperto non avendo più nulla da perdere) e assolutamente incompatibile con le esigenze di questo Palermo.

Bravo nel giro di cinque minuti nella prima frazione di gioco a ribaltare l’iniziale gol di svantaggio prima con il pari di Lancini (rispolverato nell’undici titolare dopo poco più di tre mesi e a segno con un tap-in favorito da una corta respinta del portiere Kucich uscito poi in barella a causa di un infortunio alla spalla destra rimediato a causa di un impatto violento con il palo) e poi con la rete di Valente – la terza in campionato, la seconda di fila in casa – su assist di un brillante De Rose e anche fortunato in occasione del sigillo definitivo di Rauti (tornato al gol dopo un intero girone) arrivato a sette minuti dal 90′ in maniera rocambolesca dopo una carambola propiziata da un rinvio sbagliato del secondo portiere Russo.
Bravo, fortunato ma anche disattento e in affanno nell’arco dei 90 minuti nell’interpretazione della fase di non possesso. Sotto la superficie (vittoria, tre gol fatti e settimo posto alla portata) resta in profondità un nucleo che è composto, al di là della presenza di note positive tra cui la prova di alcuni giocatori rimasti dietro le quinte nelle ultime settimane come Doda (non giocava dal 7 febbraio) e Broh apprezzabile sia nel suo ruolo naturale di centrocampista sia come esterno destro di centrocampo nel momento in cui durante la ripresa è entrato Luperini al posto di Doda, da un insieme di incertezze, vuoti e fragilità che in ottica playoff impone urgentemente un’attenta riflessione.


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