Siamo stati tra i primi a recensire il documentario di Carlo Lo Giudice, presentato in anteprima regionale allo Zo. L intima storia d'amore tra un padre e un figlio fa incetta di riconoscimenti in giro per lItalia e qualche giorno fa si è aggiudicato il concorso del Genova Film Festival. Il regista, di casa nella facoltà di Lingue per i tanti medialab tenuti, si dichiara entusiasticamente soddisfatto - Padre nostro, una storia scolpita - Padre nostro, una religiosa intimità
Padre nostro
Padre nostro è una storia d’amore, di ogni giorno tra Vannino e Salvatore, in un rapporto spontaneo e vero, fuori dai luoghi comuni, difficilmente visibile tra padre e figlio maschi. Un rapporto che a tratti appare inquietante, a volte tenero. Loro due condividono tutto, persino il letto: abbandonando i canoni della mascolinità, si addormentano abbracciati perché il padre non riesce a prender sonno se il figlio non gli fa sentire la sua presenza grattandolo un po’. Un ‘visual approch’ forte proprio perché i primi ad esserlo sono i personaggi stessi.
“Per la sua capacità di raccontare un rapporto affettivo nella sua intimità profonda, facendoci sentire la forza di un abbraccio, la dolcezza di una parola, l’emozione dell’imminenza della perdita” Padre nostro ha vinto, con votazione unanime, il “Premio come miglior documentario” del concorso nazionale per cortometraggi e documentari della dodicesima edizione del “Genova Film Festival”.
La giuria era composta dal regista Daniele Gaglianone – al festival anche per presentare il documentario ambientato in Bosnia-Erzegovina “Rata neće biti (Non ci sarà la guerra)”, vincitore del David di Donatello per documentari di lungometraggio 2009 – dal produttore Gianfilippo Pedote e dalla produttrice e montatrice Giusi Santoro.
Lo Giudice ci ha raccontato di essere “entusiasticamente soddisfatto di questo lavoro che mi trasmette sempre emozioni diverse e sempre più intense e che alimenta la voglia di mettersi in gioco. E’ un documentario, Padre Nostro, che ha rappresentato l’Italia al “Doc Europa” di Lisbona, che mi è stato richiesto da una tv polacca e che parteciperà ai festival di Russia, Germania e Francia”. Il primo posto dà l’opportunità di avere finanziata una prossima opera. Quali sono allora i progetti in cantiere? “Un altro documentario, un progetto multimediale e la scrittura di una sceneggiatura”.
Erano 26 le opere finaliste (17 cortometraggi e 9 documentari) scelte fra le circa 500 provenienti da tutta Italia che hanno partecipato alle selezioni del festival genovese, diventato nel corso degli anni un importante osservatorio sulle nuove tendenze e momento di incontro e confronto tra registi e pubblico.
Centotrenta i film in programmazione, per un totale di 20 ore di proiezioni continuative al giorno, 15.000 le presenze.
Fiore all’occhiello di questo festival è la sezione “Omaggio a Vittorio Gassman”, presentato dal critico Claudio G. Fava. Infatti dall’anno successivo alla scomparsa del grande attore, nato a Genova, la rassegna-studio, ogni anno guarda alla lunga carriera cinematografica dell’attore mettendone a fuoco una parte specifica, e ha già coinvolto grandi personalità dello spettacolo come i registi Mario Monicelli, Dino Risi e Luciano Lucignani, e attori come Paola Gassman e Ugo Pagliai.
Quest’anno tra gli ospiti anche Dennis Gansel, regista del film L’Onda (Die Welle), il critico Mauro Gervasini e Francesco Baccini, che è approdato al cinema come attore, e che ha presentato Zoè di Beppe Varlotta e Nerofuori di Davide Bini ed Emanuela Mascherini di cui è protagonista.
“Percorsi di stile”, dedicata ad esordienti di talento, ha ospitato come protagonista l’originale e sensibile, regista di “Un’ora sola ti vorrei” e “Vogliamo anche le rose”, Alina Marazzi.
“Per la sorprendente capacità di raccontare attraverso la poesia dei corpi l’irrisolutezza di un grande rapporto d’amore padre-figlio” Padre nostro può anche fregiarsi del Premio “Vela d’Argento” al ventisettesimo “Bellaria Film Festival” di Rimini. Anche qui a decretare il grande successo un’altra giuria d’eccezione composta da Giuseppe Bertolucci, Anna Negri, Davideo Oberto, Gianfranco Pannone, i quali considerano la selezione di questo documentario e di “211 Anna” (sulla storia di Anna Politkovskaya) di Giovanna Massimetti, “Molto visibile segretamente nascosto” di Donatella Di Cicco, “Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen” di Laura Halilovic e di altri lavori, come un interessante campione dello stato del documentario in Italia, nelle sue diverse forme e sfaccettature.
La giuria “Avanti!” (Agenzia Valorizzazione Autori Nuovi Tutti Italiani) per la distribuzione culturale – composta da Filippo D’Angelo, Anna Di Martino, Erica Monti, Angelo Signorelli, Paolo Vecchi, Andrea Zanoli – segnala i film sopra citati, perché ritenuti tutti lavori che presentano qualità sul piano tecnico ed espressivo rendendoli meritevoli di confrontarsi con il pubblico più ampio delle sale del cinema d’essai e delle associazioni di cultura cinematografica.