Niko Pandetta indagato per i cellulari in carcere a Palermo. L’agente-corriere: «Sono a mare, ho 10 euro nel portafoglio»

«Me lo devi dare un pochettino di respiro? Che sono a mare». E, invece, adesso è agli arresti domiciliari il poliziotto penitenziario 33enne Giuseppe Andrea Corrao, insieme al suo collega 59enne Paolo Francesco Cardinale, accusato di avere introdotto nel carcere Pagliarelli di Palermo cellulari e sostanze stupefacenti in cambio di denaro. Tra gli indagati di questa inchiesta c’è anche Vincenzo – in arte Niko – Pandetta. Il cantante neomelodico catanese, poi passato al genere trap, nipote del capomafia Salvatore Cappello. Condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti e finito al centro dell’inchiesta Double Track, Pandetta è in carcere dall’ottobre del 2022. All’inizio di maggio, il suo volto sorridente si è visto sullo schermo di uno smartphone mostrato al pubblico, dal palco dell’One day music festival alla Playa di Catania, dal rapper Baby Gang. Una videochiamata per cui Baby Gang è finito indagato con l’accusa di concorso nell’accesso illecito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, aggravata dall’avere favorito un’organizzazione mafiosa.

È la fine di gennaio del 2024 quando, nell’ambito delle indagini che riguardano il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti e di cellulari nel carcere Pagliarelli di Palermo, comincia a essere intercettato un numero di cellulare operante all’interno della casa circondariale. Che è quello di uno dei detenuti arrestati oggi, si scoprirà il giorno dopo. Quando viene registrato un dialogo a tre: da una parte c’è Giuseppe Volpe – detto Mezzo chilo, tra gli arrestati – che parla dall’interno della sua cella; fuori dall’istituto penitenziario ci sono un uomo ormai libero (l’ex detenuto Filippo Miranda, che è finito di nuovo in carcere oggi) e l’agente penitenziario Giuseppe Andrea Corrao. Una conversazione da cui emerge che il poliziotto avrebbe già consegnato dall’erba al detenuto che, però, gli chiede di ricevere altro. «Ce l’ho a casa – risponde Corrao – ancora lo devo sistemare». L’ipotesi degli inquirenti è che si tratti di altra sostanza stupefacente da confezionare bene per evitare l’allarme del metal detector.

«Come siamo combinati? Me lo devi dare un pochettino di respiro? Che sono a mare», reclama l’agente Corrao nel proseguo della conversazione. Per chi ha indagato, è un chiaro sollecito per ricevere il denaro in tempi stretti. Anche perché, poco dopo, da parte del poliziotto arriva una richiesta di aumento del pagamento. «Sono rimasto con dieci euro nel portafoglio», lamenta parlando anche di una multa che avrebbe ricevuto per un’infrazione del codice della strada. «Il verbale lo dobbiamo piangere almeno metà ciascuno», sostiene il poliziotto. Ed è in questa stessa conversazione che l’agente fa esplicitamente il nome di Niko Pandetta. «Mi ha detto: “Ho dieci, otto, sette telefoni. Mille euro mi da il Pandetta». Troppo pericoloso, però, un contatto diretto con il detenuto vip, per cui da intermediario avrebbe dovuto fare lo stesso Volpe. «Noi ce la vediamo noi».


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