Una macchina da acquistare e l’acquirente che si reca in banca per ottenere l‘emissione di un assegno circolare. Niente di sconvolgente se non fosse che l’uomo in questione è il boss stragista Matteo Messina Denaro ed è ricercato da quasi trent’anni. L’aneddoto è contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato all’arresto di tre persone, accusate di fare parte della rete di fiancheggiatori del boss di Castelvetrano. L’11 novembre del 2014 per effettuare indisturbato l’operazione finanziaria, Messina Denaro non avrebbe scelto una banca di periferia ma l’istituto Unicredit di corso Calatafimi, nel cuore di Palermo. A distanza di appena una settimana dal versamento in banca, scatta l’operazione antimafia Eden 2. Sedici arresti, decine e decine di indagati e il famoso cerchio che veniva annunciato come sempre più stretto attorno al latitante. La realtà dei fatti racconta due cose: la prima è che il boss girava indisturbato per Palermo e che la sua cattura sarebbe arrivata soltanto a distanza di quasi dieci anni.
Matteo Messina Denaro in banca non si presenta però con il suo nome ma con quello di Massimo Gentile, ossia uno degli uomini arrestati ieri. Nel documento d’identità, alla voce professione, c’è scritto «architetto». Quando consegna allo sportellista 9000 euro in contanti, come riportato negli atti dell’inchiesta, specifica che quei soldi derivano dalla «vendita al dettaglio di capi d’abbigliamento». Il documento ha anche alcuni segni distintivi: la foto è quella che ritrae effettivamente il boss, la residenza a Campobello di Mazara corrisponde a una via che non esiste mentre il numero di documento è identico a quello del vero Massimo Gentile. La somma di denaro viene versata con banconote di diverso taglio: quattro da 200 euro, 45 da 100 euro, 64 da 50 euro, 24 da venti euro e anche due banconote da 10 euro.
Lo stesso giorno in cui ottiene l’assegno circolare Messina Denaro, sempre con il falso documento al seguito, va nella concessionaria Asterauto di Partinico, in provincia di Palermo. Insieme al titolo bancario, consegna 1000 euro in contanti. La macchina però, una Fiat 500 X, la ritira soltanto il giorno successivo – il 12 novembre del 2014 – in un’altra concessionaria di Palermo. Un autosalone dove tornerà nel mese di gennaio del 2015 per ritirare dei documenti.
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