Secondo Marco Restuccia, alla guida dell'azienda ospedaliera Gaetano Martino, alcune nomine fatte dai suoi predecessori tra il 2004 e il 2007 «hanno profili di illegalità da rimuovere urgentemente». Si tratta di tecnici di laboratorio biomedico o dirigenti biologici
Messina, dirigenti senza titoli al Policlinico Il direttore generale annulla sei promozioni
Personale assunto dall’Università di Messina con determinate mansioni, transitato al Policlinico e divenuto dirigente medico senza concorso e senza titolo. Almeno secondo il direttore generale dell’azienda ospedaliera Gaetano Martino, Marco Restuccia, che, lo scorso giugno, ha annullato ben sei promozioni relative ad altrettanti provvedimenti adottati dai suoi predecessori: due nel dicembre 2004, tre nel gennaio 2006 e uno nel marzo successivo.
Cinque le delibere adottate dal manager, capaci di dichiarare la nullità dell’equiparazione ospedaliera a dirigente medico dei sei dipendenti, uno dei quali si è opposto davanti al giudice del lavoro. Oggi, 18 settembre, la discussione del ricorso il cui esito potrebbe condizionare, in un modo o nell’altro, il monitoraggio ad ampio spettro che Restuccia ha deciso di portare avanti.
A vedersi riassegnare al precedente profilo, e al conseguente trattamento economico, sono tecnici di laboratorio biomedico o dirigenti biologici – già inquadrati dall’ateneo nell’area tecnica, tecnico scientifica ed elaborazione dati come assistenti e funzionari tecnici – che a un certo punto si sono visti riconoscere la qualifica di dirigente medico. Secondo il direttore generale, tuttavia, non avrebbero «partecipato ad alcuna procedura concorsuale per dirigente medico». Inoltre, «non esisteva al momento dell’adozione dell’atto», così come alla data dell’annullamento, «alcuna norma che rendesse possibile l’equiparazione a un profilo diverso da quello di assunzione».
Nelle motivazioni delle delibere dello scorso giugno, si legge ancora che «essendo rimasto invariato l’inquadramento universitario, nessuna novità poteva intervenire per quanto concerne l’equiparazione ospedaliera, nemmeno sulla base del presupposto di variazione delle mansioni». Infatti, il personale «deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o alle mansioni considerate equivalenti nell’ambito della classificazione professionale prevista dai contratti collettivi, ovvero a quelle corrispondenti alla qualifica superiore che abbia successivamente acquisito per effetto di procedure concorsuali o selettive».
Pertanto, è vero che alcuni dei dirigenti restituiti alle precedenti mansioni pare siano in possesso della laurea in medicina e chirurgia. È anche vero che, sempre secondo la normativa impugnata dal manager, «lo svolgimento delle funzioni assistenziali mediche è consentito solo agli appartenenti al profilo di collaboratore e di funzionario tecnico socio – sanitario in servizio al 31 ottobre 1992 e in possesso, alla stessa data, della laurea». Fattispecie nella quale gli ormai ex dirigenti non rientrerebbero.
Tutto questo configurerebbe profili di «illegalità» da rimuovere urgentemente, secondo Restuccia: «Viene autorizzato a svolgere attività di dirigente medico – rileva in ogni delibera – un soggetto che non ha mai superato un concorso per tale profilo, con le inevitabili responsabilità medicolegali che ricadono sullo stesso e sull’azienda». Vengono inoltre corrisposti «gli emolumenti propri del profilo di dirigente medico in assenza dei presupposti normativi».