Matteo Messina Denaro «era molto preoccupato del dopo» e «cercava di sapere con chiarezza quanto tempo gli rimaneva ancora da vivere». Lo ha detto, deponendo in aula davanti al tribunale di Marsala, Antonella Marchese, uno dei tre medici oncologi della clinica La Maddalena di Palermo (dove Messina Denaro è stato arrestato), ascoltata come teste citata dalla difesa nel […]
Messina Denaro «chiedeva quanto tempo gli restava da vivere». Parlano i medici della clinica
Matteo Messina Denaro «era molto preoccupato del dopo» e «cercava di sapere con chiarezza quanto tempo gli rimaneva ancora da vivere». Lo ha detto, deponendo in aula davanti al tribunale di Marsala, Antonella Marchese, uno dei tre medici oncologi della clinica La Maddalena di Palermo (dove Messina Denaro è stato arrestato), ascoltata come teste citata dalla difesa nel processo ad Alfonso Tumbarello. Il 71enne, ex medico di base di Campobello di Mazara accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di falsi atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di Andrea Bonafede – lo pseudonimo usato dall’ex primula rossa di Cosa nostra – per consentire al capomafia castelvetranese di potersi curare.
I tre medici – Antonella Marchese, Chiara Ancona e Antonio Testa – hanno dichiarato di avere conosciuto il paziente come Andrea Bonafede. «L’ho conosciuto – ha ricostruito la dottoressa Marchese – durante i trattamenti chemioterapici a cui si è sottoposto. L’ho incontrato più volte durante quel periodo. Al termine della chemioterapia è stata rilasciata una relazione con le varie prescrizioni. Il paziente è stato contattato dalla struttura il giorno prima dell’appuntamento per la terapia. Il rapporto era di tipo normale fra paziente-medico che si incontrano ogni 14 giorni. Non ha mai richiesto un certificato Inps. Si presentava come una persona benestante, ben vestito, con abiti firmati. Era sempre da solo. Ogni tanto, parlava di una figlia».
«Ho visto il paziente tre o quattro volte – ha invece dichiarato Chiara Ancona – durante il trattamento chemioterapico. Ho fatto delle prescrizioni a domicilio e relazioni sulle terapie da seguire a casa. Non ho avuto rapporti diversi da quelli medico-paziente». Il dottor Antonio Testa, infine, ha detto di averlo avuto in cura per «tre o quattro mesi» e di avere scoperto che si trattava del boss mafioso Matteo Messina Denaro «solo il giorno dell’arresto». Il medico ha anche aggiungo che «si erano creati dei normali rapporti medico-paziente. Lui si presentava molto istruito. Altri due medici non si sono presentati e saranno nuovamente citati per l’udienza del 16 settembre. Lunedì prossimo, dunque, dovrebbero essere ascoltati gli altri quattro testimoni della difesa. Tra le parti civili anche l’Ordine provinciale dei medici, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Novara.