Era stato bollato come un risultato storico. Anche perché il vecchio regolamento sui servizi cimiteriali del Comune di Catania risaliva al 1929. Quasi cento anni dopo, il 12 ottobre del 2022, viene adottato un nuovo documento che prevede l’affidamento dei servizi a soggetti terzi. In quelle 39 pagine – che sarebbero state tanto spinte dell’allora […]
La mafia e l’affare cimitero di Catania: incontri e voti anche per le Comunali nelle carte dell’inchiesta
Era stato bollato come un risultato storico. Anche perché il vecchio regolamento sui servizi cimiteriali del Comune di Catania risaliva al 1929. Quasi cento anni dopo, il 12 ottobre del 2022, viene adottato un nuovo documento che prevede l’affidamento dei servizi a soggetti terzi. In quelle 39 pagine – che sarebbero state tanto spinte dell’allora presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Castiglione – ci sarebbe il grimaldello per aprire le porte alla mafia nell’affare cimitero. Un atto d’accusa durissimo contenuto nelle pagine dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Castiglione, che – in quel periodo – presiedeva per l’ultima volta il senato cittadino prima di trasferirsi a Palermo, fresco di elezione all’Assemblea regionale siciliana. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati è finito però anche il periodo successivo alle Regionali, quello in cui si è votato per le Amministrative. Tra incontri, millanterie e intercettazioni sono diversi i nomi di politici tirati in ballo dai protagonisti di questa storia e in particolare da Rosario Bucolo, attivo nel settore delle onoranze funebri e indicato come il responsabile della famiglia mafiosa di Cosa nostra nel quartiere Castello Ursino durante la carcerazione di Ernesto Marletta.
Nelle intercettazioni un geometra, titolare di una ditta edile, mostra interesse per i lavori del Consiglio comunale in merito all’adozione del regolamento per il cimitero. Il 2 maggio 2022 chiede conto dell’iter al dipendente di Amts Giuseppe Coco. «Con il culo a terra siamo – dice a Coco – Vedi un po’ la situazione… anche per quel terreno». Non è dato sapere a cosa si faccia riferimento, ma l’interlocutore ha ben chiaro il riferimento: «Se fosse stato più in là, era posto per un supermercato». Qualche giorno dopo Coco e il geometra tornano sulla questione cimitero: «Stanno facendo un Consiglio comunale al giorno», spiega l’uomo al geometra. Anche Bucolo sembra avere le idee chiare e si spinge oltre, prevedendo il futuro: «Come entra la giunta nuova, la prima cosa che tocca è il cimitero, perché gli hanno presentato anche un progetto».
Il progetto sponsorizzato da Cosa nostra sarebbe finito, sempre attraverso il geometra, anche nelle mani di «Nuccio l’assessore». Un plico che gli avrebbe consegnato durante un faccia a faccia al bar Prestipino, a pochi passi dal Comune di Catania. Le carte, stando a quanto riferisce l’impresario a Bucolo, sarebbero poi passate dalle mani del politico a uno che «comanda al Comune». Personaggio non conosciuto dai due e motivo per cui sarebbe stato meglio organizzare un nuovo incontro con l’assessore Nuccio, chiamato solo per nome, ma descritto come «quello con i baffi». Dietro il progetto, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti nell’inchiesta Mercurio, ci sarebbe stato un imprenditore calabrese, volto noto del settore dei servizi funebri che gestisce un cimitero in Emilia-Romagna e anche un forno crematorio in Bulgaria.
L’imprenditore calabrese viene intercettato in una conversazione con Bucolo a giugno del 2022. In quella occasione chiede di prenotare un tavolo in un ristorante di pesce a Catania. Il giorno dopo è lì che incontra di presenza Bucolo, Ernesto Marletta e il geometra. Un pranzo al quale in un primo momento l’imprenditore non sembra intenzionato a partecipare, salvo poi accogliere l’invito di Bucolo: «C’è quel signore che si sta sbrigando le pratiche per il cimitero e vuole parlare con te». Quel pranzo, secondo le accuse, oltre a dimostrare l’interessamento diretto dei vertici mafiosi del gruppo del Castello Ursino nell’affare del cimitero, proverebbe che i due esponenti mafiosi avrebbero affidato al geometra il compito di seguire gli sviluppi dell’iter amministrativo per l’approvazione del nuovo regolamento dei servizi cimiteriali, attraverso le sue entrature nella politica locale, anche in vista della gara di affidamento in project financing. Secondo le accuse, i condannati per mafia Bucolo e Marletta avrebbero voluto utilizzare l’imprenditore calabrese come un cavallo di troia.
In questo contesto di cene e incontri, il 18 febbraio del 2023 il figlio di Bucolo presenta un uomo al padre. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, si tratterebbe di un intermediario dell’allora candidato al Consiglio comunale per l’Mpa Orazio Grasso, che oggi siede in aula a Palazzo degli Elefanti come capogruppo degli autonomisti. «Lui soldi non ne esce, ma se ti serve una cosa al Comune… bazzica con l’Mpa», anticipa Bucolo junior al padre. Poco dopo a confrontarsi sono lo stesso referente mafioso e l’uomo che sostiene di essere un faccendiere del consigliere: «Io ci vado porta a porta – assicura Bucolo – suono e dico: “Mi devi dare tessera elettorale e tutte cose“». Il resto del dialogo è stato omissato. Con l’intermediario, Bucolo si sarebbe vantato un po’ di tutto: dal controllo nel quartiere Librino, paragonato a «un paradiso terrestre dove non si ruba perché ci vivo io», fino alla campagna elettorale che già in passato avrebbe fatto per un altro ex assessore del Comune di Catania: «Me lo sono portato da tutte le parti».
MeridioNews ha provato, senza successo, a contattare il consigliere Grasso per una replica.