Tutto è partito da almeno cinque punti di innesco. Piana degli Albanesi è stata circondata dal fuoco, con le fiamme ridimensionate e poi domate in 48 interminabili ore. Il polmone di San Giuseppe Jato soccombe nello stesso rogo. Incalcolabili i danni
Lo scorso anno la Moharda, adesso bosco Cerasa I piromani mietono una nuova vittima nel Palermitano
Una giornata da incubo quella vissuta dagli abitanti di Piana degli Albanesi, dello Jatino e dei Comuni della cintura palermitana. Tutti coinvolti in una serie interminabile di incendi che, complice il vento, hanno devastato ettari ed ettari di boschi. Tutto ha avuto inizio dalla strada provinciale 34, nel territorio di Piana degli Albanesi. Nessun dubbio sulle cause: c’è la mano dei piromani, con le fiamme che sono partite da cinque diversi punti di innesco e hanno letteralmente circondato la cittadina. Una morsa che è durata oltre 24 ore e di cui ancora si cercano di spegnere gli ultimi focolai.
Dal monte Pizzuta alla diga di Piana, da contrada Ginestre a contrada Frassino, tantissimi i fronti del fuoco, con i canadair e l’elicottero della forestale che hanno potuto dare il proprio contributo solo durante le ore diurne, lasciando alle squadre da terra il difficile compito di arginare il fuoco di notte. Notte insonne la scorsa, come quella di giovedì, anche se con meno paura. Cento le persone evacuate dalle case più vicine al fronte e, anche dopo che la situazione ha consentito ad alcuni di loro il rientro nelle proprie abitazioni, la paura era ancora alta. «Stiamo incrociando le dita – aveva detto a MeridioNews il sindaco di Piana, Rosario Petta – Basta un cambiamento di vento e rischiamo conseguenze drammatiche».
Le operazioni di spegnimento sono durate quasi 48 ore. «Dopo due interminabili giorni abbiamo completato la messa in sicurezza del nostro territorio – le parole dello stesso Petta stanotte – Hanno provato a distruggere la nostra bellissima vallata, ma è stata forte la risposta delle istituzioni: corpo forestale, antincendio boschivo, vigili del fuoco, protezione civile regionale e comunale, carabinieri, polizia municipale, dipendenti comunali, amministrazione comunale; dei volontari e di tutti i cittadini impegnati per due giorni nelle operazioni di spegnimento dei vari roghi ha avuto la meglio rispetto ai gesti di ignobili e miserabili personaggi. Non permetteremo a nessuno di distruggere quanto di bello, unico e impareggiabile i nostri avi ci hanno consegnato».
Ma l’incendio, che si è esteso anche ai Comuni confinanti, ha lasciato dietro di sé una scia impressionante di distruzione. Il bosco della Cerasa, nel territorio di San Giuseppe Jato, non esiste quasi più. E le immagini degli alberi che alimentavano il rogo, delle fiamme altissime e della natura che soccombe hanno portato alla mente quelle dell’anno scorso, quando ad andare in fumo è stato il bosco della Moharda, polmone secolare di Altofonte. «Sono vicina alle comunità di San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi – dice Angelina De Luca, prima cittadina di Altofonte – Dopo un briefing col dottore Chiarelli e il Comandante Gaspare Comandé del corpo forestale abbiamo deciso di posizionare due mezzi antincendio e la nostra squadra di protezione civile nella zona dello Strasatto per scongiurare l’entrata del fuoco all’interno del territorio di Poggio». Nonostante i loro sforzi, comunque, le fiamme hanno raggiunto Portella della Ginestra.