L’ingegnere Zuccarello al centro dell’inchiesta Genius Il pizzino con i prezzi delle tangenti e le gare truccate

Al momento dell’imbarco da Milano Linate, ieri pomeriggio, Natale Zuccarello sapeva già che sarebbe rientrato in Sicilia mezz’ora dopo il previsto. A preannunciare il ritardo erano stati i tabelloni luminosi dello scalo meneghino. Ciò che invece l’ingegnere 67enne non poteva aspettarsi era di trovare al proprio arrivo la guardia di finanza. Da pochi giorni andato in pensione, Zuccarello è il nome di maggiore rilievo tra quelli finiti nel blitz Genius, che ha coinvolto diversi dipendenti del Genio civile di Catania e alcuni imprenditori. Nel mirino della procura ci sono i rapporti che i funzionari regionali avrebbero intrattenuto con i titolari di società attive nel settore dei lavori pubblici. Legami e ambiguità che hanno spinto il gip Santino Mirabella a parlare di «meretricio» del ruolo pubblico, ancor più che di mercimonio.

A Zuccarello, al quale a giugno erano stati trovati più di 20mila euro nascosti nella credenza del salone, il pm Fabio Regolo contesta l’essere stato il principale interlocutore dell’imprenditore Nunzio Adesini. Per conto del cognato Rocco Mondello – i due hanno passato l’ultima notte in carcere così come lo stesso Zuccarello e il funzionario Saverio Verde – il 37enne sarebbe riuscito a garantire alla ditta gelese Nurovi almeno due appalti: il primo ad Aci Catena, sulla collina di Vampolieri; il secondo sulla statale Libertinia, nel territorio di Ramacca. In quest’ultimo caso a fare quadrare i conti, che sarebbero stati fatti tutti a tavolino, sarebbe stato anche Sebastiano Caggia. Amministratore delegato del Consorzio artigiano edile Comiso (Caec), il 49enne avrebbe contribuito a truccare una gara in cui il consorzio, come a suo tempo raccontato da MeridioNews, era risultato l’unico partecipante tra le 15 società invitate. Per gli inquirenti non si sarebbe trattato di un semplice, seppure assurdo caso, ma di un disegno architettato con la complicità dei funzionari del Genio, tra cui Ignazio Carbonaro nella veste di responsabile unico del procedimento: larghissima parte degli inviti sarebbe stata infatti suggerita dagli imprenditori della Nurovi. La ditta, poche settimane prima, aveva aderito al Caec per poi essere designata esecutrice dei lavori a Ramacca. Uno stratagemma che Adesini e Mondello avrebbero adottato per aggirare il principio di rotazione che altrimenti, alla luce del lavoro fatto ad Aci Catena, avrebbe impedito ai gelesi di accaparrarsi il nuovo appalto.

«Ne ho portati cinque, poi altri venticinque. Va bene? Sei contento?» La frase è catturata dal trojan installato dagli investigatori nel cellulare di Zuccarello. A pronunciarla è Nunzio Adesini. È il 29 gennaio ed è quasi l’ora di pranzo quando l’imprenditore della Nurovi si apparta con l’allora capo del Genio civile in quello che il gip definisce un «anfratto» degli uffici di via Lago di Nicito. La discussione avviene in una fase in cui i gelesi hanno già aperto il cantiere di Aci Catena, mentre ancora la gara di Ramacca deve essere aggiudicata. Per il giudice non c’è dubbio: i due parlano di soldi. E non sarebbe neanche la prima volta. In precedenza, infatti, Zuccarello e Adesini erano stati intercettati dalle parti di piazza Verga per discutere dell’affidamento diretto dei lavori ad Aci Catena. Nel corso della conversazione, l’imprenditore rimanda a un episodio accaduto tre anni prima, quando la Nurovi si era aggiudicata un lavoro da più di tre milioni di euro appaltato dall’Autorità portuale. In quella circostanza, Zuccarello era stato il presidente della commissione di gara che, in sede di valutazione dei progetti presentati dei partecipanti, aveva dato all’impresa dei Mondello un punteggio sufficientemente alto da capovolgere la graduatoria inerente i ribassi economici

«Per quanto riguarda il porto, dico… hai ricevuto quello che ti toccava giusto?», chiede Adesini. La risposta dell’ingegnere, però, lo spiazza: «No». A quel punto il 37enne, facendo riferimento a un altro soggetto, fa capire di essere intenzionato a recuperare: «Io, io.. io li ho dati eh. Tutti, ppi tutti. Ascolta, intanto facciamo una cosa. Io lo incontrerò prima dell’Epifania, e gli dico queste testuali parole, io credo a te». Zuccarello, che poco prima aveva lamentato l’allontanamento dell’imprenditore, non si scompone e – stando alla ricostruzione fatta dal gip Mirabella nell’ordinanza di custodia cautelare – prende il cellulare e mostra qualcosa sullo schermo ad Adesini. Forse è una cifra. L’imprenditore commenta: «Solo questi ti ha dato?» E l’ingegnere specifica che il tutto era avvenuto «ab origine, prima ancora che si compiesse». Zuccarello e Adesini parlano anche di futuro. Il primo fa sapere che con l’inizio del nuovo anno (il 2021) ci saranno altre opportunità legate a finanziamenti gestiti dalla struttura commissariale per il contrasto del dissesto idrogeologico.

A rafforzare la tesi secondo cui gli imprenditori gelesi sarebbero stati ben disposti a oliare i rapporti con i pubblici ufficiali in servizio a Catania c’è anche la foto di un pizzino recuperata dal cellulare di Adesini. In un foglio a quadretti sono riportate delle cifre con accanto dei riferimenti a precisi nominativi. Alla voce Nat Zuc compare la cifra diecimila, mentre il totale supera i 63mila. Una somma che Adesini chiede a Mondello. «Tutti ora?», domanda l’amministratore di fatto di Nurovi. La risposta del cognato è lapidaria: «Se lo chiedo vuol dire che c’è un motivo».

Tra i motivi che hanno portato il gip a individuare nella custodia in carcere la misura per Zuccarello, il cui nome nel 2020 era finito nella relazione sulla gestione dei rifiuti in Sicilia della commissione regionale Antimafia, c’è il fatto di avere mantenuto «non irrilevanti cariche apicali». Dall’incarico ricevuto da Nello Musumeci come commissario straordinario per le opere strategiche regionali all’incarico di occuparsi, per conto dell’Asp di Catania, di portare avanti le procedure di progettazione e di esecuzione dei lavori per l’ammodernamento dell’ospedale di Bronte. A giugno scorso, nelle stesse ore in cui si accingeva a dimettersi dal ruolo di ingegnere capo in seguito alle perquisizioni dei finanzieri, Zuccarello aveva incassato la stima di Marco Falcone. Il numero uno dell’assessorato alle Infrastrutture, da cui dipende il Genio civile, aveva lodato la produttività degli uffici etnei.

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Caec:
Con riferimento alla notizia riportata dalla stampa relativa ai fatti riguardanti Falterazione, da parte di alcuni dipendenti del Genio Civile di Catania ed alcune imprese del territorio, delle procedure di affidamento delle gare, si precisa e puntualizza l’assoluta estraneità del Consorzio ai fatti medesimi.
Il C.A.E.C Soc.Coop., infatti, non è sottoposto ad alcuna indagine, ne è stato destinatario di alcun provvedimento nell°ambito dell’inchiesta svolta dalla Procura di Catania.
Con riguardo alla posizione del Geom. Caggia, si rileva che attualmente le indagini sono ancora in corso e che nelle opportune sedi giudiziarie sarà dimostrata l’assenza di ogni profilo di responsabilità in capo allo stesso.
Il Geom. Caggia ha fatto pervenire comunicazione delle proprie dimissioni dall’incarico di Amministratore Delegato del C.A.E.C.
ll Consorzio continua a svolgere regolarmente la propria attivita, nel rispetto dei criteri di qualità ed efficienza che lo hanno sempre contraddistinto nel corso della sua pluridecennale storia. Restiamo fiduciosi nellioperato degli organi inquirenti e della Magistratura. 


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