«Ho risposto a tutte le domande dei magistrati, adesso risponderò alle vostre». Così il direttore di Telejato, indagato per estorsione dalla procura di Palermo, si rivolge ai cronisti durante la conferenza stampa dopo l'interrogatorio di garanzia. Dopo giorni di silenzio, ecco le sue verità sui punti più importanti del caso
La versione di Pino Maniaci Dal caso Saguto ai cani uccisi
«Ho risposto a tutte le domande dei magistrati, adesso risponderò alle vostre». Pino Maniaci in conferenza stampa non evita nessun argomento. Parla, apre lunghe parentesi, spiega concetti in modo talvolta farraginoso – com’è nel suo stile – e non si sottrae nemmeno alle provocazioni di chi, deluso, incede con domande che entrano nel personale. «Nessuna estorsione», dice. E contesta l’atteggiamento nei suoi confronti della procura di Palermo, rea, a suo dire, di averlo già condannato ancora prima della sentenza. Sull’interrogatorio di garanzia di stamattina, racconta: «Personalmente ho risposto a tutte le domande dei magistrati, fornendo chiarimenti che a mio parere hanno convinto il giudice, che ho visto piuttosto sereno. Hanno convinto meno i pubblici ministeri, incluso chi ha dichiarato di potere fare a meno dell’antimafia di Pino Maniaci». «Molti non ci credono più», gli fanno notare alcuni colleghi. «Questo lo vedremo», ribatte Maniaci. Ed ecco le altre risposte del giornalista sui punti più importanti del caso.
Il caso Saguto. Il procuratore capo Francesco Lo Voi aveva tenuto a sottolineare come le indagini sul caso che ha visto protagonista Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, non sono partite dalle denunce di Maniaci. Oggi il direttore di Telejato risponde: «Non ho visto una presa di distanza dal comportamento di Saguto e di altri colleghi indagati per reati gravissimi. La procura di Caltanissetta dice che Pino Maniaci non c’entra niente con l’indagine. Com’è possibile se nel 2014 sono stato chiamato come persona informata dei fatti e sono andato a Caltanissetta con due faldoni di documenti consegnati a Gozzo e Paci (due pubblici ministeri, ndr)? Come fa la giudice Saguto a sapere che c’è un’indagine su di me e a sollecitare i colleghi perché facciano presto? Per notificarmi un divieto di dimora hanno aspettato un’operazione di mafia dove sono state arrestate delle persone che con me non hanno avuto niente a che vedere. Sono venuti a prendermi due capitani alle tre di notte per portarmi in caserma come un delinquente. Nessuno si è posto la domanda di quale fosse il fine di questo bordello? Dal 2013 Pino Maniaci chiede anche a qualche deputato di essere ascoltato dalla commissione antimafia e sono rimasto inascoltato. Ancora oggi Gaetano Cappellano Seminara (amministratore giudiziario coinvolto nel caso Saguto, ndr) percepisce parcelle su premi precedentemente assegnati. Lui è libero e passeggia. Silvana Saguto è libera e passeggia. A Pino Maniaci viene imposto il divieto di dimora».
Le notizie. Maniaci dedica anche un passaggio al lavoro di Telejato che avrebbe dato fastidio ai magistrati palermitani. «Abbiamo parlato di Walter Virga, amministratore giudiziario figlio di Tommaso Virga (giudice di Palermo coinvolto nel caso Saguto, ndr), che inserisce all’interno di Trm il genero di Luciana Savagnone, presidente della Corte dei conti». E non solo. «Stiamo aprendo le indagini su quello che è un altro verminaio, a nostro dire: la sezione fallimentare del tribunale di Palermo. Dove ci sono gli stessi nomi di amministratori giudiziari e avvocati, e anche le decine di migliaia di euro che alcuni giudici prendono con gli incarichi dei consulenti tecnici d’ufficio».
L’uccisione dei cani. A colpire maggiormente l’opinione pubblica è stato il passaggio delle intercettazioni sul ritrovamento di due cani di Maniaci impiccati. Un fatto che risale al dicembre 2014 e che, a giudicare dalle registrazioni, sarebbe stato frutto di una questione privata e non di un’intimidazione, come spiegato nei giorni successivi. «La vicenda dei cani ancora mi brucia. Li adoravo e per me, a distanza di anni, sono una ferita aperta. La mia denuncia è stata contro ignoti, perché in quel momento noi avevamo sotto mano delle inchieste particolari: una sul traffico di droga a Partinico e l’altra sulle misure di prevenzione. L’arma dei carabinieri di Partinico non mi ama particolarmente. Io credo ancora nei tribunali, nella giustizia, nel giudice terzo e nella lealtà di un magistrato, così come credo nell’istituzione Arma dei carabinieri, ma anche lì può esserci qualche mela marcia. Ho cercato di fare sentire in colpa una persona per avere un ritorno personale. Se avessi voluto fare il deputato l’avrei fatto ai tempi, quando mi è stato proposto. Se poi voglio farmi bello anche sulla potenza sessuale, nel privato, posso dire tutto quello che voglio, ma sono minchiate. Solo ed esclusivamente minchiate. Io non so se i cani li ha uccisi la persona che ho nominato, volevo farmi bello». «È un reato mentire a una donna? – interviene Antonio Ingroia, uno dei due legali del giornalista – La procura ha forse aperto un’indagine sulla morte dei cani?».
Telejato. «Non abbiamo mai preso una lira. In Sicilia non mi sono mai neanche fatto pagare le spese della benzina. Non mi sono mai definito paladino o eroe. Ho le mie idee, ma mi sono sempre definito un giornalista normale. L’antimafia dev’essere nel cuore di ogni cittadino onesto». E sugli assegni e le richieste di denaro spiega: «Sono frutto delle difficoltà della televisione». «Telejato domani chiude – dice sventolando una bolletta dell’Enel da 815 euro scaduta ieri – Ha fatto il telegiornale e ha messo in onda tutta la spazzatura che hanno fornito i carabinieri su di me. Pino Maniaci è stato massacrato dalla sua emittente».
L’estorsione. «Non c’è stata. Abbiamo invitato noi stessi i giudici ad andare a Telejato e a visionare tutti i telegiornali degli ultimi tre anni per verificare se ci sono stati leccamenti nei confronti dei sindaci in questione». «La Procura formula un capo d’accusa per estorsione e non va a fare gli estratti conto per vedere se c’è un giro di assegni, non va a prendere le cassette dei telegiornali per vedere se c’è stato un ammorbidimento della linea e l’interrogatorio di garanzia si stava trasformando in una sorta di interrogatorio accusatorio», interviene l’altro legale, Bartolomeo Parrino. «Noi non abbiamo mai abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto né di quello di Partinico – riprende Maniaci – Il denaro chiesto al sindaco di Borgetto (si riferisce allo scambio ripreso nel video diffuso dai Carabinieri, ndr) è dovuta a una pubblicità che la moglie del sindaco mette in onda anche su Telejato e abbiamo la fattura». «Fattura non ricercata dai carabinieri», precisa l’avvocato.
L’amica. Maniaci risponde anche alle domande sulla donna coinvolta nel caso. Una trentenne di Borgetto indicata come la sua amante. «La signora già lavorava in Comune con un contratto di servizio civico. Mi ha chiesto se potevo cortesemente parlare con il sindaco perché ha delle gravi difficoltà economiche. Ha una bambina portatrice di handicap che deve portare a Palermo a fare fisioterapia e un marito tossico, alcolizzato, violento. La possibilità di avere questi dieci euro al giorno per portare la figlia a Palermo a curarsi non è stata imposta con un’intimidazione. Anche qualcuno dei presenti dovrebbe sapere che io, quando rispondo al telefono, a volte sono anche scoffato, violento. È il mio modo di essere. “Ti vegnu a futtu 50 euro” significa “Ti sto venendo a chiedere 50 euro”, perché alla signora non erano state date e sono andate a chiederle io. Chi mi conosce sa che parlo così. Nessuna estorsione, ho semplicemente voluto aiutare una persona in difficoltà».