La studentessa della facoltà di Lettere dellUniversità di Catania colpita da un proiettile alla nuca lo scorso primo luglio in piazza Dante ha cominciato le terapie motorie nel centro di riabilitazione neurologica di Imola. Un percorso lungo, che Laura affronta con determinazione e ottimismo
Laura Salafia torna a vivere. A piccoli passi
Sono passati nove mesi da quando, il primo luglio scorso, la studentessa Laura Salafia è stata accidentalmente ferita alla nuca da un proiettile in piazza Dante, accanto all’ex Monastero dei Benedettini, sede delle facoltà di Lettere e Lingue dell’Università di Catania, da dove usciva dopo aver superato un esame.
Da quasi nove mesi è ricoverata nel Rehabilitation Institute di Montecatone, centro di riabilitazione neurologica altamente specializzato di Imola, dove è stata trasferita a una settimana dal primo delicato intervento chirurgico al quale era stata sottoposta all’ospedale Garibaldi di Catania per rimuovere le schegge rimaste nel collo e il proiettile nella mandibola. Da circa tre mesi Laura ha ripreso a respirare autonomamente, sia di giorno che di notte, e ha cominciato le terapie motorie.
La studentessa di Sortino affronta il percorso di riabilitazione con energia e fiducia mentre chi le ha sparato, il cinquantacinquenne Andrea Rizzotti (all’epoca impiegato del Comune come guida-custode nella Chiesa di San Nicolò) che aveva esploso cinque colpi da un’arma da fuoco calibro 7.65 per colpire il pregiudicato Maurizio Gravino e risolvere così uno screzio personale, è in carcere.
«Laura continua a combattere con determinazione, è molto positiva e serena e guarda al futuro con ottimismo», ci dice il fidanzato Antonio Guarino.
Il percorso è ancora molto lungo, ma i medici sono ottimisti. «I dottori – ci racconta Antonio – sono molto contenti di come Laura risponde alle terapie e dell’impegno con cui partecipa: anzi, a dire il vero, non si risparmia per niente e continua la fisioterapia anche quando è già stanca».
Non si sa ancora quando potrà lasciare Imola: il lavoro di ripresa è lungo ed è difficile dire quanto durerà. «I tempi sono l’unica cosa che i medici non riescono a prevedere perché variano da persona a persona e sono dettati da diversi fattori. Posso dire, però, che quello che ho capito a Montecatone, parlando con altre persone ricoverate lì, è che la fretta, nelle lesioni al midollo, è una cattiva consigliera» afferma Antonio. «A casa la aspettiamo con grande desiderio, ma la incoraggiamo a fare tutto e al meglio».
Con pazienza Laura affronta la terapia supportata da famiglia e amici e tanti sono i messaggi di solidarietà che continuano ad arrivarle.
Lei e Antonio guardano al futuro: «Quando tornerà riprenderemo da dove ci siamo fermati, tornando alla nostra vita di sempre, certo cambiata, ma ancora serena».