La rivolta di sessanta detenuti del carcere di Siracusa Celle sfondate con le brande, 200 uomini per cercarli

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Diritti per i detenuti. Anche loro sono umani». È questa la scritta che sventola su un lenzuolo bianco appeso alle sbarre del cancello esterno della casa circondariale di Cavadonna di Siracusa. All’interno dell’istituto penitenziario aretuseo, intorno alle 21 di ieri sera, è inizia la protesta dei detenuti per la sospensione dei colloqui dovuti all’emergenza coronavirus. Nella giornata di ieri, per lo stesso motivo, rivolte dei detenuti erano già avvenute anche all’interno del carcere Ucciardone di Palermo.

Tutto sarebbe cominciato con
pentole e posate sbattute contro le sbarre delle celle. Subito dopo, il rumore metallico si sarebbe trasformato in forti boati. Con le brande, i detenuti avrebbero sfondato i varchi blindati. Una volta aperte le celle, circa una sessantina di carcerati si sarebbero diretti verso le cucine che danno sull’esterno e si sarebbero nascosti all’interno del perimetro della struttura carceraria.

Per cercarli sono stati necessari circa
200 uomini delle forze dell’ordine tra polizia penitenziaria, carabinieri, polizia di Stato e guardia di finanza. Oltre a un elicottero che, per ore, ha sorvolato l’area sopra la struttura penitenziaria. Poco prima delle 2 di notte, tutti i detenuti sono stati individuati e riportati all’interno della casa circondariale. Stando a quanto risulta a MeridioNews non ci sarebbero feriti, ma per la struttura si contano danni per centinaia di migliaia di euro


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