Realtà che si basano sugli assembramenti fanno fatica a pensare alla ripartenza. «Il governo non ci ha mai citati», lamenta a MeridioNews il responsabile di Expo Mediterraneo Giuseppe Rapisarda. Riuniti in comitato hanno delle proposte per la Regione
La crisi e l’appello degli imprenditori di fiere ed eventi «Il nostro settore è stato distrutto dalla pandemia»
«Noi siamo gli ultimi e, in questo caso, il noto proverbio non funziona perché non saremo i primi». Sarah Spampinato, l’ideatrice del Sicilyfest e del Pop Up Market, vede così il presente e il futuro degli imprenditori siciliani del settore fiere ed eventi. Uno dei più colpiti dalle misure previste per contenere il contagio del nuovo coronavirus. «La condizione necessaria per noi è proprio la cosa, al momento, vietata: l’assembramento». Riuniti con Confcommercio Catania in un comitato promotore, i titolari delle aziende cercano di fare sentire la loro voce per trovare delle soluzioni per sopravvivere alla crisi economica dovuta pandemia. «Ci sentiamo come formiche che gridano», denuncia a MeridioNews il direttore di Etna Comics Antonio Mannino.
«Non potevamo non raccogliere il grido di dolore che arriva da un settore che ogni anno produce un volume d’affari enorme e contribuisce a esportare una immagine vincente della Sicilia», afferma Pietro Agen, presidente di Confcommercio Catania. Quello di chi si occupa di fiere ed eventi è un settore particolarmente colpito dall’attuale crisi economica «e che, finora, non è mai stato nemmeno citato negli interventi del governo», lamenta a MeridioNews il responsabile dell’area manifestazioni fieristiche di Expo Mediterraneo Giuseppe Rapisarda. Per questo, il comitato adesso chiede un confronto urgente con il presidente della Regione Nello Musumeci e con gli assessori Mimmo Turano (Attività produttive) e Manlio Messina (Turismo) per presentare le istanze che gli imprenditori hanno raccolto in un documento.
«Il nostro è un mondo che è stato totalmente distrutto dalla pandemia perché si basa sull’esatto contrario del distanziamento sociale», sottolinea Rapisarda che fa il punto sulle richieste che gli imprenditori vorrebbero avanzare al governo regionale. «Per aiutare le aziende a restare in piedi, chiediamo un intervento a fondo perduto – spiega – che sia calcolato sul reddito dell’anno precedente (il 20 per cento)». Per recuperare le risorse, l’idea degli imprenditori è di «destinare a questo utilizzo i fondi già stanziati per le sagre e le feste che, sicuramente, non si potranno fare».
Molti eventi sono già stati rimandati a data da destinarsi. «Non siamo nemmeno messi nelle condizioni di potere iniziare a programmare perché non ci sono direttive». È il caso del festival internazionale del fumetto Etna Comics che l’anno scorso, alle Ciminiere, ha raccolto 85mila partecipanti. «Circa 20mila al giorno e anche fino a 12mila persone in contemporanea – ricorda Mannino – Numeri che oggi sono impensabili, in pratica dobbiamo fare i conti con il fatto di essere disoccupati». Una realtà che basa il proprio fatturato tra maggio e luglio e che vede nero davanti a sé. «Rispetto allo scorso periodo dell’anno scorso – ammette – abbiamo già fatto il 95 per cento in meno di fatturato». Un dramma anche per tutto l’indotto che ruoto attorno a questo settore. Una soluzione potrebbe essere «pensare a degli ammortizzatori sociali ad hoc (con la settorializzazione del codice Ateco) – suggerisce Mannino – per le aziende che si occupano di eventi di intrattenimento e che, allo stato attuale, non possono lavorare».
E non vogliono farlo se devono ricorrere a «escamotage di qualche tipo», dice Sarah Spampinato nonostante anche lei abbia già perso «il 50 per cento del mio fatturato». Plexiglass e distanze di sicurezza non si addicono a eventi che puntano tutto sulla socialità e sul divertimento. «Funzionano perché sono una festa e perché si può stare insieme con spensieratezza – dice Spampinato – ma, finché il virus non sarà sparito, non è pensabile». Proprio da questa impossibilità nasce la proposta di «un credito a evento, una sorta di anticipazione per chi non non potrà organizzare gli eventi nel 2020 – spiega l’ideatrice del Pop Up Market – Un supporto economico per arrivare al 2021 e, il prossimo anno, fare il doppio degli eventi per portare benefici anche alla nostra terra».