Burgio, come Troina o Termini Imerese, dopo una lunga trattativa, hanno ottenuto il pagamento della tassa da parte della società elettrica. Tuttavia mentre i sindaci festeggiano per i risultati ottenuti, la normativa nazionale prevede che da quest'anno i fondi vadano direttamente al governo nazionale
Imu, la battaglia dei Comuni per fare pagare Enel Ma la tassa andrà a Roma. Orlando: «Tagli isterici»
Settimane, mesi di trattative, di interlocuzione, di mediazione. Per riuscire a far pagare l’Imu anche alle centrali Enel che hanno sede in Sicilia. E dopo che molti Comuni sono riusciti a tovare la soluzione, arriva la beffa. Le somme dovute, infatti, da quest’anno non saranno più versate alle amministrazioni locali, ma andranno direttamente allo Stato.
«Si tratta davvero di un pozzo di soldi – attacca il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando -, che peraltro vengono tagliati a chi poi fa i conti con una serie di svantaggi economici in termini di ritorno turistico, come nel caso di Termini Imerese o Priolo, penalizzate dall’insistenza dei grandi stabilimenti. Il tutto in nome di un fondo di solidarietà che tendenzialmente, come dimostrano i fatti, mira ad essere eliminato».
Alcune centrali Enel in Sicilia, infatti, fino a qualche anno fa, non pagavano l’Imu ai Comuni. «Non per negligenza da parte della società elettrica – racconta Paolo Amenta, vicepresidente dell’associazione dei Comuni (Anci) siciliana – ma perché spesso nella ricognizione degli immobili, le centrali non erano state considerate come immobili industriali, di categoria D. Alcune norme discordanti tra loro hanno contribuito a confondere gli amministratori locali, fino a quando qualche sindaco virtuoso ha dato il via a questo processo di normalizzazione».
È così per Vito Ferrantelli, primo cittadino di Burgio, nell’Agrigentino, che appena qualche giorno fa cantava vittoria sui social network, avvisando i suoi concittadini che finalmente «anche la centrale Enel paga l’Imu». Si tratta della centrale idroelettrica di San Carlo, una delle 12 presenti nel territorio regionale, che in buona parte insiste nel territorio comunale del piccolo centro in provincia di Agrigento. «Per questo motivo – scrive ancora Ferrantelli sui social – l’amministrazione comunale si è attivata per far pagare l’Imu per il presente, per il futuro, ma anche per il passato. Abbiamo così contattato i dirigenti dell’Enel ed è iniziata una trattativa, che ha portato a un comune accordo, in base al quale l’Enel verserà al comune di Burgio per gli anni dal 2011 al 2015 la somma di 150 mila euro. Un bel risultato – a detta del sindaco – in un periodo di tagli sia della Regione che dello Stato».
Negli stessi mesi, a muoversi verso il medesimo obiettivo, come conferma la prima cittadina Maria Concetta Di Pietro, anche l’amministrazione di Augusta, in provincia di Siracusa, dove ha sede lo stabilimento termoelettrico. «Sempre in regola coi pagamenti», invece, lo stabilimento Ettore Maiorana di Termini Imerese, in provincia di Palermo, come conferma il sindaco Salvatore Burrafato.
Ma a frenare gli animi del primo cittadino di Burgio, interviene il collega alla guida dell’amministrazione di Troina, in provincia di Enna. «Già da quest’anno il collega non vedrà più un centesimo di quelle tasse – sottolinea Sebastiano Venezia -. Anche qui nel nostro Comune dal 2013, da quando cioè si è insediata la nostra amministrazione, sono state avviate le pratiche per far pagare l’Imu alla centrale idroelettrica dell’Enel. Dopo alcune verifiche abbiamo notato che la tassa non veniva versata e abbiamo avviato una interlocuzione con la società. Peccato che la normativa vigente preveda che a partire dal 2016, gli introiti Imu sugli impianti industriali di categoria D, tra i quali appunto le centrali Enel, vadano direttamente allo Stato. Il solo Comune di Troina contava su un introito da circa 150mila euro annui, ma coi tagli da quest’anno non potremo più contare su quei fondi».
La conferma arriva da Amenta. Secondo il vicepresidente dell’Anci Sicilia, «nell’ultima regolamentazione l’Imu proveniente dagli immobili di categoria D passa direttamente allo Stato, per alimentare il fondo di solidarietà, che sarà ridistribuito ai Comuni in difficoltà, almeno così dicono. L’unica certezza è che, al momento i Comuni hanno dovuto dire addio a questi introiti. Il governo nazionale, tanto per cambiare, fa il gioco delle tre carte: taglia ai Comuni, promette redistribuzioni e intanto a piangerne le conseguenze sono i sindaci. È sempre il solito ragionamento, che parte da quel federalismo fiscale che in Sicilia non doveva essere applicato. Invece la creazione del fondo di solidarietà finora ha soltanto annullato alcuni vantaggi acquisiti, tra i quali appunto le quote Imu sugli immobili industriali, vanificando l’impegno di molti sindaci che erano riusciti a ottenere le somme dall’Enel».
«Questa vicenda – sottolinea ancora Orlando – è la dimostrazione di come, se da una parte le cronache raccontano dei continui tagli ai Comuni, dall’altra la questione reale è data dall’assoluta precarietà degli introiti nelle casse delle amministrazioni comunali. Non soltanto, insomma, si tagliano risorse, ma soprattutto alcune forme contributive una volta vengono concesse, la volta dopo vengono tagliate in maniera assolutamente isterica, nella mortificazione del ruolo degli amministratori comunali. Non è un caso che diventino sindaci coloro i quali si pongono in maniera alternativa al governo, penso a Fassino, che ha amministrato bene e che se non fosse stato espressione del Partito Democratico avrebbe vinto».