Il riscatto della medusa, da incubo a cibo ricercato Chef a Lipari, dove negli anni ’20 era piatto povero

Da incubo dei bagnanti a deliziosa pietanza per i palati più fini. È questo l’inaspettato riscatto della medusa, divenuta una vera e propria risorsa alimentare. Tutto nasce dall’iniziativa dell’associazione ambientalista Marevivo che ieri, 5 agosto, ha organizzato una degustazione di meduse alle spiagge bianche di Lipari.

Dopo una comprensibile titubanza, i piatti preparati sono stati apprezzati da grandi e piccini e l’esperimento è dunque andato a buon fine. E si può dire che nelle ultime settimane la moda di mangiare meduse si stia diffondendo velocemente. Dalle Isole Eolie alla Campania, infatti, chef stellati si stanno cimentando in variegati manicaretti conditi con questo misterioso invertebrato.

A Lipari, l’inconsueto buffet è stato preparato dallo staff del ristorante Fiore di Pomice che ha accolto con entusiasmo la proposta di Marevivo. «Abbiamo offerto una degustazione a base di Pelagia Noctiluca – spiega il titolare Filippo Galletta -. Si tratta di una medusa che vive nei nostri mari e viene comunemente chiamata Confusa. L’idea originaria è dello chef napoletano Gennaro Esposito che ha iniziato a cucinare meduse anche per combattere la loro incontrollata proliferazione. Si è rivelata una scelta vincente anche perché le meduse hanno importanti valori nutrizionali poiché contengono proteine e collagene, due elementi importanti per il nostro organismo». A togliere ogni dubbio circa la commestibilità dell’invertebrato ci hanno pensato gli studiosi. Le sperimentazioni di Antonella Leone, ricercatrice del Cnr-Ispa di Lecce e di Stefano Piraino, dell’Università del Salento, hanno dato il via libera, consentendo a numerosi chef di scatenare la propria fantasia con questo bizzarro ingrediente. 

Tuttavia, cucinare le meduse non è affatto una novità per la nostra terra. «Il consumo alimentare di meduse – spiega Galletta – negli ultimi decenni si è diffuso in Oriente. Ma in realtà, negli anni Venti dello scorso secolo, mangiare le meduse era un’abitudine consolidata degli abitanti delle Isole Eolie. Era un piatto povero di cui i pescatori si servivano per sfamarsi nei lunghi periodi di povertà a cavallo tra le due guerre mondiali. La tradizione si è poi persa con il passare degli anni, oggi però abbiamo riproposto questi piatti sperando di reinserirli nuovamente nella nostra dieta».

Del resto, le meduse richiedono una preparazione tutt’altro che complicata, sono ingredienti che si prestano ad una cucina semplice e leggera. «Insieme al mio socio Luca Aresu e allo chef Morad – precisa Galletta – abbiamo proposto un piatto a base di medusa marinata con vino bianco e limone a cui si aggiunge kamut, zenzero e peperoncino. Basta rimuovere i tentacoli e parte del cappuccio in cui sono contenute le sostanze urticanti, successivamente si lascia riposare per un’ora. Al piatto si può aggiungere anche della mozzarella di bufala, mentre ai più golosi serviamo delle meduse fritte e ripiene di pangrattato».

Sulla bontà del prodotto, Galletta non ha dubbi. «Il gusto della medusa è molto delicato, somiglia a quello della gelatina che solitamente si usa per preparare i dolci. È un’esperienza culinaria assolutamente da provare, stiamo pensando di inserite questi piatti nei nostri menù. È un modo per offrire al cliente un’alternativa, recuperando al contempo la tradizione eoliana».


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