Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. A quelli potrebbe averci pensato l’imprenditore Antonello Leonardi con la sua ossessione per «cummigghiare» l’immondizia. Il re della spazzatura siciliana da ieri si trova dietro le sbarre. Accusato di essere al vertice di un’associazione a delinquere in cui si mischiano traffico di rifiuti, corruzione e contributi in contanti al potente clan mafioso di Cosa nostra dei Nardo di Lentini, in provincia di Siracusa. Affari da milioni di euro che passano dalla discarica più grande della Sicilia: quella di contrada Grotte San Giorgio gestita dalla Sicula Trasporti, società finita sotto sequestro e dalla quale nella giornata di ieri il patron Leonardi si è dimesso dal consiglio d’amministrazione. Il romanzo del business dei rifiuti, che secondo la procura avrebbe come autore l’imprenditore, ha il suo capitolo principale nelle modalità con cui sarebbe stata aggirata la normativa sul conferimento e la lavorazione della spazzatura. Il risultato finale sono «un guadagno illecito indeterminabile, così come il danno ambientale»
Parola d’ordine «cummigghiare»
È il 26 luglio 2018 e Leonardi, per la prima volta da quando è intercettato, pronuncia la parola «coprire». Una pratica lecita per chi lavora con la spazzatura, che consiste nel disporre del materiale inerte sui rifiuti solidi urbani già trattati da specifici impianti e conferiti nelle vasche della discarica. La prospettiva cambia se a essere coperta è anche immondizia non lavorata, tra cui «materassi, copertoni e rifiuti ospedalieri», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. All’interno della discarica – in cui conferiscono 240 Comuni siciliani su 390 e che è al centro di un braccio di ferro con la Regione per l’ampliamento – si lavorava 24 ore su 24 e il mancato trattamento, stando alle parole di Leonardi, era la naturale conseguenza di quei ritmi: «Noi gli dicevamo – spiega mentre è intercettato – che non ce la facciamo a gestirla e se ne fottevano tutti quanti». Sul fronte dei controlli però tutto sarebbe filato liscio, almeno fino a quando in discarica si presentavano il funzionario Arpa Vincenzo Liuzzo e l’impiegato del libero consorzio di Siracusa Salvatore Pecora, entrambi bollati come «a libro paga di Leonardi». Responsabili, secondo l’accusa, di comunicare preventivamente all’imprenditore le loro ispezioni dietro il pagamento di mazzette.
Lo smaltimento a mare
I problemi della Sicula trasporti avrebbero riguardato pure lo smaltimento del percolato. Specie quando la discarica finiva invasa dall’acqua caduta copiosa durante un temporale. Il 17 novembre 2018 bisognava trovare una soluzione alla situazione di alcune vasche di rifiuti non ancora coperte dai teloni ma finite inondate d’acqua. Anziché raccogliere il liquido in appositi silos, attraverso un complesso sistema di canalette, Leonardi avrebbe «dato indicazioni a un dipendente affinché il percolato fosse scaricato all’esterno dell’impianto utilizzando delle pompe, che lo immettevano in dei canaloni per poi sversarlo a mare». «Da ieri sera non so quanto minchia ne ho gettato», diceva un dipendente confrontandosi con il re dei rifiuti e concordando con lo stesso di continuare a pompare acqua di mattina presto, lontano da occhi indiscreti.
Caro compost
Antonello Leonardi, insieme al fratello Salvatore – anche lui indagato e finito ai domiciliari -, avrebbe gestito in maniera illecita pure l’impianto di compostaggio, destinatario dell’umido prodotto da diversi Comuni siciliani. Un tipo di rifiuto particolare che, dopo specifici trattamenti tra cui 21 giorni all’interno di speciali costruzioni chiuse ermeticamente in cui si procede alla bioessiccazione, viene trasformato in fertilizzante. Il problema però sarebbero stati i costi di produzione, legati agli scarti da mandare in discarica. «Vabbè noi accorciamo i tempi – spiegava Leonardi intercettato con un dipendente – E lo passiamo di là così ti crei lo spazio. Non è che possiamo fare le cose perfettamente».
Il nuovo volto dell’impero Leonardi
Quando le indagini sono ormai in dirittura d’arrivo, la procura – mette nero su bianco il giudice per le indagini preliminari Stefano Montoneri – effettua un supplemento d’indagine. Sul tavolo finisce il nuovo volto della Sicula Trasporti, che da società a responsabilità limitata diventa società per azioni. Una mossa «fittizia», si legge nei documenti, per «proteggere il patrimonio aziendale da possibili interventi dello Stato». Nel consiglio d’amministrazione entra l’avvocato ed ex editore Vito Branca mentre Salvatore Leonardi diventa, al posto del fratello, il nuovo vertice della Sicula Compost. Il punto cruciale per gli inquirenti è però l’aumento di capitale, passato da 78mila euro a oltre due milioni di euro, con il via libera al prelievo, per i tre soci (tra cui la sorella Agata Leonardi, non indagata), dai conti bancari della Sicula Trasporti. «Una plateale dimostrazione che gli indagati – si legge nelle carte dell’inchiesta – si stavano dividendo denaro contante più facile da fare sparire».
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