La gara contro la capolista segna una nuova sconfitta per i rossazzurri. La partita termina 0-2 in un Massimino svuotato a causa della protesta dei tifosi. Obiettivo della loro rabbia sono il presidente Pulvirenti, Cosentino, Moggi e Ventrone. Ma anche i giocatori
Il Catania perde anche con il Carpi Continua la contestazione, stadio deserto
Poco più di 500 spettatori hanno varcato i cancelli della curva Nord. Sabato scorso, per la gara contro il Brescia, erano stati oltre 1300. Il fronte della protesta dei tifosi rossazzurri, del Non Entriamo, amplifica così, nell’ultima gara dell’anno contro la capolista Carpi, il successo già ottenuto. Il Massimino, passa dalle già poche cinquemila presenze a non più di duemila, con poco più di 1300 i paganti. Ciò significa che tra i diecimila abbonati ed il club esiste ormai una frattura più che evidente.
Le condizioni meteo avverse, oltre alla sconfitta rimeditata alla vigilia di Natale contro il Cittadella, sparigliano poco i conti del crescente malcontento. Ai tifosi rossazzurri era già capitato (in stagione contro il Latina e in passato contro Inter, Juventus e Milan) di sfidare la pioggia pur di sostenere la propria squadra. Stavolta, più di qualcosa è cambiato. Il Massimino è un deserto a colpo d’occhio.
Alle assenze dei club della curva Nord e della Tribuna B si sono aggiunte anche quelle dei club della curva Sud. Fuori dai cancelli della curva Nord, campeggia uno stendardo: «La risorsa siamo noi». È la frase sintesi delle ragioni della protesta, che raccoglie almeno 300 tra ultras della curva nord e tifosi di ogni settore.
«Siamo meno di quanto non fossimo sabato scorso – urla dal megafono una nota voce del tifo organizzato -, lo stadio però è vuoto. È un grande successo, non solo per noi che siamo qui alla pioggia a protestare ma per tutti quelli che come noi hanno a cuore le sorti del Catania. Questo ricorda a tutti, società compresa, che la protesta che portiamo avanti non è solo nostra, è quella di una città intera. La partita più importante, non si gioca in campo ma qui fuori. È in gioco il futuro del Catania e quel futuro è nelle nostre mani. Motivo per cui non ci fermeremo davanti a qualche colpo di calciomercato, sono altre le mosse che ci interessano. Continuiamo a chiedere a Pulvirenti di cacciare le persone che riteniamo responsabili di questo disastro, ovvero i Cosentino, i Moggi, i Ventrone. Se non farà questo, che è ormai chiaro a tutti essere il bene del Catania, allora per il bene stesso del Catania farebbe meglio ad andare via pure il presidente e passare la mano ad altri proprietari».
Seguono cori contro il presidente Pulvirenti, tacciato d’avere abbandonato i tifosi, l’amministratore delegato Pablo Cosentino, che la piazza vuole via subito da Catania. Contestato pure l’operato di Ventrone e stavolta pure l’impegno dei calciatori: «Anche loro sono parte del disastro a cui stiamo assistendo e dunque responsabili. È inaccettabile che a Cittadella siano stati espulsi quattro giocatori negli ultimi minuti nonostante consapevoli tutti del numero già elevato di infortunati».
A fine primo tempo, pausa. Anche la protesta riprende fiato. Udire, dall’interno, il fischio di ripresa della gara certifica così ancora di più il successo dell’iniziativa. Dalle nuvole fino ad allora solo minacciose inizia però a piovere, sempre più forte. Dei 300 circa solo una settantina rinuncia a ripararsi in auto o a rientrare a casa. Riaperto il megafono, uno degli organizzatori prende la parola: «Stiamo facendo capire, civilmente, a chi di dovere, con chi è giusto che stia – urla riferendosi a Pulvirenti -. Nessuno è felice che il Catania sia in difficoltà, nessuno è felice di vedere il Massimino vuoto ma è un sacrificio necessario a dimostrare cosa siamo disposti a fare per il bene del Catania. Noi siamo animati dall’amore per questi colori, ogni nostra azione lo è. Le azioni della società dimostrano finora di seguire l’amore per altro, tutt’altro. Abbiamo preso la pioggia, siamo zuppi, ma non siamo stanchi. La protesta termina qui, per oggi, ma continuerà finché non otterremo quanto richiesto, quanto necessario a garantire il futuro del Catania».
L’assemblea si scioglie quando il tabellone del Massimino segna il minuto 55, il punteggio è sullo 0-1 e la pioggia batte più forte che mai. Fuori dalla Curva Nord resta solo un drappello di contestatori che, sullo 0-2, non assiste in silenzio all’uscita dei tifosi dal Massimino, avvenuta ampiamente anzitempo. Solo qualche sfottò. La protesta resta civile. Per il fronte della protesta l’appuntamento è rinnovato al 7 gennaio, ore 21, piazza Dante.