I trascorsi siciliani di Ranieri a Catania e Palermo Di Marzio: «L’ho convinto a non fare l’imprenditore»

Ieri campione d’Inghilterra sulla panchina del sorprendente Leicester. Negli anni ’80 protagonista in campo come calciatore di Catania e Palermo. Claudio Ranieri in maglia rossazzurra ha conquistato l’indimenticata promozione in serie A del 1983, negli spareggi giocati a Roma. Per poi chiudere la carriera di difensore coi rosanero. Nel giorno in cui i giornali sportivi di tutto il mondo lo celebrano, come autore dell’impresa dei Foxes, Gianni Di Marzio, Onofrio Barone, detto Carboncino, e – ex allenatore ed ex compagni di squadra – ricordano gli aneddoti e le emozioni vissute insieme durante le comuni esperienze in Sicilia.

«L’ho convinto io a fare l’allenatore», racconta Di Marzio a MeridioNews. L’ex tecnico del Catania ebbe con sé Ranieri prima a Catanzaro, poi chiese all’allora presidente etneo Angelo Massimino di chiamare il difensore per rafforzare la squadra che aveva come obiettivo la serie A. «Fu un’annata indimenticabile, alla quale seguì però l’immediato ritorno in serie B», ricorda. Di Marzio fu esonerato alla 12esima giornata mentre Ranieri andò via a fine stagione. Ma il rapporto tra i due restò saldo. «Lo aiutai ad andare al Palermo», aggiunge l’ex allenatore. 

Tra i rosanero trascorre le ultime due stagioni (1984-85 e 1985-86) della sua carriera da calciatore. Tra i compagni di squadra c’era anche Onofrio Barone, detto Nuccio, centrocampista soprannominato Carboncino per via della carnagione scura: «Una persona squisita ed eccezionale. Lui era già a fine carriera, io giovanissimo, mi è stato molto d’aiuto e non si è mai tirato indietro per dare dei consigli ai giovani». Una carriera lunga, quella di Ranieri, chiusa in Sicilia dopo esperienze importanti in serie A: «Ebbe la capacità di iniziare dal basso e fare la gavetta anche da allenatore, cominciando dalla Vigor Lamezia. Soltanto dopo visse degli anni importanti a Cagliari, quando portò i sardi in serie A. Di esperienza ne ha da vendere, lo dimostra il calibro delle squadre che ha allenato in carriera».

Dopo aver allenato club prestigiosi come Napoli, Fiorentina, Chelsea, Valencia, Juventus, Roma e Inter, e aver collezionato un’esperienza da ct in Grecia, nel luglio del 2015 viene ingaggiato dal Leicester, squadra che parte con l’obiettivo di raggiungere la salvezza in Premier League: «In Inghilterra ha compiuto praticamente un miracolo calcistico – prosegue Barone –, quello che in passato fece il Verona in Italia quando, negli anni ’80, vinse lo scudetto o, qualche anno dopo, la Sampdoria». Nei mesi scorsi si è parlato anche di Ranieri in ottica Nazionale, con il tecnico romano pronto a subentrare all’attuale selezionatore dopo gli Europei: «Quando Conte lascerà, Ranieri rappresenterebbe una delle migliori alternative per la Nazionale. Non penso, però, che lascerà Leicester dopo i risultati importanti che ha raggiunto».

Eppure la carriera da allenatore Ranieri non voleva neppure cominciarla. «Aveva in testa di mettersi a fare l’imprenditore, ne era convintissimo – racconta Di Marzio – . Gli feci capire che la sua strada doveva continuare nel calcio. Aveva tutto per diventare un grande allenatore». Ma il supporto non si limitò alle parole: «Lo spinsi ad a raggiungere l’accordo con la Vigor Lamezia», la prima squadra che Ranieri allenò nella sua nuova carriera, nel campionato Interregionale. L’anno seguente dirige la Puteolana, in serie C. «E poi lo aiutai anche a passare sulla panchina del Cagliari», dove in due stagioni Ranieri conquistò la serie A partendo dalla serie C. Successo che lo lanciò tra i professionisti, dando ragione all’intuizione avuta pochi anni prima da Di Marzio e confermata dal clamoroso successo ottenuto col Leicester.


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