I La Lumia di Licata, cerniera tra società e storia Dalla mediazione postguerra alla lotta alla mafia

«Barù, un paradisu: caramelle, cioccolata e sigaretti. Arrivaru amiricani». La storia dei La Lumia e la sua funzione di cerniera tra la società licatese e i protagonisti della storia contemporanea, in mancanza di centinaia di pagine, forse si può riassumere proprio con frasi come questa. Una famiglia baronale che, puntualmente da oltre 150 anni, si trova al centro dei rivolgimenti storici, politici ed economici di un territorio testimone, spesso silente, di rivoluzioni come lo sbarco degli americani del ’43. 

Interpreti del loro tempo, ancora oggi, i La Lumia hanno sempre dimostrato una straordinaria capacità di guidare la propria comunità, che a volte li ha amati altre li ha odiati, verso la chiave di lettura di ciò che sta succedendo. Mediatori politici e culturali, sono scesi sempre di buon grado dalla carrozza, dal cavallo o dal palazzo, per svolgere un ruolo strategico: spiegare alla gente i grandi cambiamenti e raccogliere reazioni ed esigenze. È successo anche nel week end appena trascorso: Salvatore, rappresentante della quinta generazione della famiglia a Licata, ha aperto i battenti del Palazzo La Lumia per mostrare ai concittadini e ai tour operator la collezione familiare. Corrispondenza, fotografie, stampe, diari della Campagna d’Africa, moschetti, bossoli di cannone, offrono uno spaccato non soltanto bellico ma anche sociale di un intero ventennio. «Tracce di guerra. Collezione La Lumia – spiegano gli organizzatori, Salvo La Lumia e Giorgia Turco – è un’operazione su tre livelli: conservazione della memoria storica, promozione del territorio, marketing turistico». 

Ancora una volta, dunque, è proprio dalla prestigiosa famiglia licatese che arrivano le linee guida per muoversi in ambito socio-economico. Essere sempre all’avanguardia, tuttavia, ha i suoi costi: lo dimostra la vicenda umana che ha condotto i baroni nel 2015 non senza momenti tragici e profondamente ingiusti. Don Totò, il primo dei La Lumia nella città del mare, era di Canicattì, ma si trasferì a Licata per gestire il patrimonio ricevuto grazie all’applicazione del maggiorasco; era un imprenditore allo stato puro: coltivazioni, raffinerie di zolfo, perfino la proprietà di una banca. Inizia così, nel 1850, la costruzione di quel palazzo dove, per dirla con Nicolò La Lumia, padre di Salvo, «Cristo incontra il capitalismo». Proprio così: durante il Venerdì Santo l’edificio ospita il simulacro di Gesù, prima che sia messo in croce; ed è in quella stessa residenza che gli americani guidati dal generale Patton si stabilirono, facendone prima un ospedale, e poi il loro quartier generale. 

Dalle stesse stanze passò Ignazio La Lumia, parlamentare fino al ’24, stesso anno dell’omicidio Matteotti, e mediatore tra il capitano Phillips, al governo di Licata all’indomani dello sbarco, e i civili, quando la Militar Police arrestava chi indossava indumenti militari, con i licatesi che stavano per insorgere, dato che erano gli stessi soldati a vendere loro i capi sottobanco. E ancora: Stella Gandolfo, bisnonna materna di Salvo e dama di compagnia dell’ultima regina di Borbone; il nonno Antonino, avvocato e presidente dell’Unione degli Agricoltori, che si ribella alla mafia delle campagne, denuncia e licenzia in massa i paramafiosi; l’attentato, per fortuna non riuscito, con un fascio di dinamite sotto la finestra della residenza di campagna, al barone Nicolò, che ricostruisce l’azienda da zero negli anni ’60. 

Fino a Salvatore, giovane imprenditore che raccoglie il meglio tra i prodotti del made in Italy, e lo distribuisce in tutto il mondo grazie alla sua azienda: Totelia. Adesso, la guerra è finita e il nemico è cambiato: da una parte la crisi, le cui manifestazioni si inaspriscono nelle comunità locali, dall’altra i soggetti di governo, che non riescono a tutelare gli imprenditori in maniera efficace e progettuale. Se i privati rimangono il vero motore della società attuale, la condivisione è il valore che la famiglia La Lumia non ha smesso di coltivare. Oggi, questa predisposizione è diventata una mostra permanente che nello scorso fine settimana ha contato oltre 1500 presenze e che, in futuro, attirerà a Licata flussi di visitatori da tutto il mondo.

Gino Pira

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