Rocco, Salvatore e Francesco Antonio sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. Erano stati arrestati lo scorso 1 luglio nell'ambito dell'operazione Camaleonte. Sono ritenuti vicini al locale clan Rinzivillo
Gela, tornano in libertà i tre imprenditori Luca Per loro divieto di dimora. Restituiti alcuni beni
Il tribunale del Riesame di Caltanissetta ha rimesso in libertà i tre imprenditori gelesi Rocco Luca, il padre Salvatore (detto Totò) e lo zio Francesco Antonio accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. Ai Luca, adesso, è stato imposto solo il divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa. I tre erano stati arrestati lo scorso 1 luglio nell’ambito dell’operazione Camaleonte condotta dal Gico della guardia di finanza di Caltanissetta e dalla Dda nissena.
Nel corso dell’inchiesta era stato sequestrato un patrimonio di 63 milioni di euro. Il Riesame ha anche disposto il dissequestro di una parte dei beni, quelli acquistati prima del 1995. Dissequestrati anche i beni appartenenti ad altri quattro familiari accusati di riciclaggio e acquistati prima del 2002. Gli imprenditori, operanti nei settori della vendita di autovetture di lusso e immobiliare, erano accusati di avere stretto un patto con il clan Rinzivillo di Gela e con i clan catanesi e di avere investito, sin dagli anni Novanta, i proventi illeciti di Cosa nostra. Secondo la Dda di Caltanissetta, gli imprenditori avrebbero potuto godere anche di coperture tra i pubblici ufficiali.
Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Flavio Sinatra, Alfredo D’Aparo e Tonino Gagliano, ha ricostruito i vari movimenti bancari della famiglia Luca sostenendo la liceità delle operazioni compiute, smontando così in parte l’impianto accusatorio. Inoltre, è stata prodotta anche una consistente documentazione che dimostrerebbe l’estraneità ai fatti contestati.