Lha detto e lha fatto: ludovico albert, il potentissimo dirigente generale del dipartimento regionale formazione professionale, il simbolo del lombardismo torna nel suo piemonte a cercare e, magari, a mangiare tartufi. Il nuovo presidente della regione, rosario crocetta, non ha perso tempo. In questo settore colonizzato dalla politica, si volta pagina.
Formazione, perché Albert è stato silurato
Lha detto e lha fatto: Ludovico Albert, il potentissimo dirigente generale del dipartimento regionale Formazione professionale, il simbolo del lombardismo torna nel suo Piemonte a cercare e, magari, a mangiare tartufi. Il nuovo presidente della Regione, Rosario Crocetta, non ha perso tempo. In questo settore colonizzato dalla politica, si volta pagina.
Il siluramento di Albert, benché annunciato dallo stesso Crocetta qualche giorno dopo la sua elezione, desta comunque scalpore. Si tratta di un personaggio voluto dagli alti vertici del Pd nazionale. Un dirigente generale che come vi racconterà il nostro Giuseppe Messina in un articolo che pubblicheremo tra qualche ora, ha fatto il bello e il cattivo tempo.
Con il licenziamento di questo dirigente generale targato Pd il presidente Crocetta lancia alcuni messaggi politici precisi. Proviamo a descriverli.
Il primo messaggio è rivolto alla politica e a certe organizzazioni sindacali. A questi soggetti Crocetta, in modo molto crudo, sta praticamente dicendo che la Rivoluzione che ha annunciato in campagna elettorale non risparmierà la formazione professionale. Se alcuni dirigenti del Pd siciliano, che durante i quattro anni di Governo Lombardo si sono impadroniti delle più importanti società che operano nel settore, pensavano di chiudere il cerchio portando a termine la politicizzazione della formazione professionale, beh, si sono sbagliati.
La formazione – questo il messaggio politico del presidente della Regione – non serve per alimentare le clientele della politica siciliana (ma non soltanto siciliana, se pensiamo a quella parte dei fondi europei destinati alla Sicilia e finiti a Roma), ma per fare incontrare la domanda e lofferta di lavoro nella nostra Regione. Le figure da formare con le risorse del Fondo sociale europeo (Fse) – perché, almeno in questa fase storica, i costi di tutta la formazione professionale siciliana è a carico dei fondi europei – debbono essere individuate dal mondo delle imprese e non dalla politica.
Tutto il contrario, insomma, di quello che è stata, spesso, la formazione professionale siciliana, specie quella gestita da Enti formativi e, soprattutto, da società vicine alla politica o a certe organizzazioni sindacali. Politica e sindacati, in Sicilia, hanno trasformato la formazione professionale da mezzo in fine: dove il fine ultimo di questo settore non è stato la formazione di giovani e meno giovani da avviare al mercato del lavoro, ma la gestione di corsi che, in molti casi, avevano poco o nulla a che vedere con il mercato del lavoro.
Un altro segnale importante Crocetta lo ha inviato al Pd, Partito che ha voluto in Sicilia il dirigente piemontese. Il no ad Albert del presidente della Regione è un no al Partito democratico siciliano e romano. Già con il “no” ai parlamentari regionali al Governo il presidente della Regione ha messo in fuori gioco Franco Rinaldi, deputato appena rieletto nel collegio di Messina, naturalmente nel Pd, cognato di Francantonio Genovese, titolare di importanti società che operano in Sicilia nel settore della formazione professionale. Qualcuno aveva ipotizzato che Rinaldi sarebbe diventato assessore alla Formazione professionale. Calcoli sbagliati.
Insomma: con il “no” ad Albert (e a Rinaldi-Genovese) il presidente manda a dire a tutti che, dora in poi, nel mondo della formazione professionale si cambierà musica.
Di più. Non è detto, insomma, che loperazione Avviso 20 resti in piedi. Attenzione: parliamo di 287 milioni di euro allanno per tre anni. Con il particolare che i fondi di questanno non sono ancora stati spesi. A nostro modesto avviso, non è da escludere che le risorse assegnate con lAvviso 20/2011 possano essere revocate. Per essere assegnate sulla base di criteri imprenditoriali e non politici.