«È stata un’emozione incredibile, ho pianto tra le sue braccia per almeno un quarto d’ora, ma finalmente ho potuto stringere e riabbracciare Filippo dopo 17 mesi». Lo ha detto all’agenzia di stampa Ansa Ornella Matraxia, madre di Filippo Mosca, 29enne di Caltanissetta detenuto in Romania con l’accusa di traffico di droga. A maggio scorso Mosca è stato trasferito nel carcere Rahova a Bucarest, la capitale del Paese, dopo essere stato per un anno nel carcere di Poarta Albă, che in molti hanno definito alla stregua di un lager. Dopo tanti mesi di incontri in cui Mosca e la madre erano separati da un vetro, sabato scorso Matraxia è riuscita ad avere un colloquio libero con il proprio figlio, condannato a otto anni e tre mesi dalla giustizia rumena perché coinvolto in una vicenda di droga in cui il ragazzo sembra non c’entrare nulla.
Mosca si è sempre definito innocente, ma i giudici lo hanno condannato in primo grado e in Appello. Con lui ci sono anche l’amico Luca Cammalleri e un’altra ragazza italiana, il cui nome è rimasto sempre sconosciuto. «A giugno scorso – dice Matraxia – con l’avvocato Armida Decina abbiamo cominciato la pratica per il trasferimento in Italia, come previsto dalle norme. Dopo aver ricevuto il via libera – con parere favorevole da parte dei giudici romeni – la pratica è arrivata al ministero della Giustizia italiano, che l’ha trasmessa alla corte d’Appello di Caltanissetta, competente per residenza». La madre di Mosca aggiunge che «è stata fissata l’udienza il prossimo 4 novembre, sia per Filippo che per Luca, per il riconoscimento della sentenza straniera. Siamo molto fiduciosi – conclude Matraxia – ma servirà ancora qualche mese. Speriamo che il ministero e l’Interpol ci permettano di far rientrare in Italia al più presto Filippo e Luca».
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