«Da bambina gli ho voluto bene, ma ho sbagliato». Parla la figlia dell’amante di Messina Denaro

«Da bambina gli ho voluto bene. Ma ora ho capito di aver sbagliato». Martina Gentile, figlia della maestra Laura Bonafede l’amante storica di Matteo Messina Denaro, non ha risposto al gip durante l’interrogatorio di garanzia, ma in alcune dichiarazioni spontanee ha preso le distanze dal boss che la considerava come una figlia. Ai domiciliari per aver favorito la latitanza del capomafia, Gentile – che quando le hanno notificato la misura era a Pantelleria per una supplenza in una scuola media – è stata sentita al commissariato di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Gentile è accusata di avere assunto il ruolo di postina, smistando la corrispondenza del boss per mesi, di averlo incontrato durante la latitanza e di essere una sua fedelissima emissaria.

Madre di una bimba di tre anni – motivo per cui è agli arresti domiciliari – Gentile risponde di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati. Sarebbe stata una delle postine del capomafia quando era ancora latitante. Insieme a un’altra fiancheggiatrice del boss, Lorena Lanceri, anche lei ora detenuta, avrebbe gestito la corrispondenza da e per il latitante facendogli anche avere i messaggi di Laura Bonafede. Gli scambi di pizzini sarebbero avvenuti nello studio di un architetto ed ex assessore comunale che ora è indagato. Molto affezionata al padrino, che la considerava come una figlia, Gentile l’avrebbe anche incontrato durante la latitanza come provano le immagini girate dalla polizia un mese prima dell’arresto di Messina Denaro avvenuto il 16 gennaio nella clinica privata La Maddalena di Palermo.

Le videocamere piazzate dagli inquirenti ripresero l’auto del capomafia passare davanti casa della donna e rallentare e Gentile guardare il boss davanti all’uscio. Le immagini, però, non insospettirono la polizia che pure teneva sotto controllo Bonafede e la figlia. Per i pubblici ministeri, la ragazza avrebbe totalmente aderito alla causa del mafioso e sarebbe anche depositaria di molti suoi segreti. I magistrati, che stanno cercando di ricostruire la latitanza del capomafia, hanno accertato che Gentile avrebbe fatto per conto del padrino viaggi a Palermo e stanno tentando di scoprire se durante le sue missioni nel capoluogo avrebbe anche consegnato messaggi ad altri favoreggiatori.


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