Trovata la macchina di Matteo Messina Denaro. Era in un garage vicino casa del suo autista

È stata ritrovata dalla polizia la Giulietta del boss Matteo Messina Denaro. Proprio grazie alla macchina gli investigatori riuscirono a risalire al primo covo del boss individuato a Campobello di Mazara. Nel borsello trovato al capo mafia, dopo l’arresto, c’era una chiave. Dal codice della chiave, i pubblici ministeri sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo dell’ormai ex superlatitante risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito. Ma solo ora la Giulietta è stata ritrovata. Sul posto è arrivato anche il procuratore aggiunto Paolo Guido.

Stando a quanto emerso finora, sarebbe stato lo stesso Messina Denaro ad acquistare personalmente l’auto, nel gennaio del 2022, in una concessionaria di Palermo. I documenti della macchina sono stati trovati nel covo di vicolo San Vito individuato martedì dai carabinieri. Il contratto di acquisto della Giulietta risulta intestato a una anziana disabile di 86 anni: la madre di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l’identità al boss. La macchina sarebbe stata pagata 10mila euro. Almeno così risulta dagli appunti di Messina Denaro che avrebbe avuto l’abitudine di segnare metodicamente tutte le uscite facendo poi anche la somma mensile. L’ultima ammontava a 7700 euro. Nel covo di San Vito sono state trovate anche ricevute di ristoranti fino a 700 euro.

La Giulietta era parcheggiata in una sorta di garage, a poca distanza dalla casa di Giovanni Luppino. Il commerciante di olive di Campobello di Mazara che ha accompagnato con la sua auto, una Fiat bravo, Messina Denaro nella clinica La Maddalena di Palermo dove entrambi sono stati arrestati lunedì. L’ipotesi investigativa è che il capomafia, il giorno del blitz, sia andato in auto dal suo covo in vicolo San Vito a casa di Luppino – che vive a poca distanza dal luogo in cui la Giulietta è stata scoperta – e che insieme all’autista poi si sia diretto alla casa di cura per le terapie.

E, intanto, è stato convalidato il sequestro delle cose trovate a Luppino: due cellulari, vari pizzini, 22 fogli manoscritti con nomi in codice ma anche con nomi e cognomi di alcuni medici, post-it con numeri di cellulari, 200 euro, la foto di una donna, biglietti da visita. Luppino è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena e da ieri, come disposto dal giudice per le indagini preliminari, si trova in carcere. Il materiale, sequestrato dai carabinieri, per i pubblici ministeri che hanno convalidato il provvedimento «è indispensabile al fine della prosecuzione delle indagini per finalità probatorie anche sulla “rete di protezione” di Messina Denaro che ne ha di fatto garantito la latitanza».


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