Anziché chiamare l’ambulanza per soccorrere la moglie, Massimo Cannone sarebbe andato a bere una birra. Il tappezziere di Lentini è stato fermato con l’accusa di essere l’assassino di Naima Zahir, la 45enne di origini marocchine con cui era spostato da 25 anni e con cui viveva nella casa in via Ronchi nel quartiere Santa Maria Vecchia nel centro storico della cittadina del Siracusano. Secondo la procura di Siracusa, l’uomo che adesso ha confessato di avere ammazzato la moglie con due coltellate e che si trova rinchiuso nel carcere aretuseo di Cavadonna, stava progettando di darsi alla fuga. «La brutalità e l’efferatezza dell’episodio – hanno spiegato gli investigatori – sono emersi dalle attività tecnico-investigative della squadra del gabinetto regionale della polizia scientifica che hanno permesso di evidenziare fin da subito che la scena del crimine era stata inquinata».
Ed era stato lo stesso Cannone ad ammettere di avere provveduto a pulire il sangue con il mocio. Nella prima versione fornita davanti alle telecamere, l’uomo ipotizzando un suicidio o un delitto compiuto da altri, aveva raccontato di avere trovato la moglie a letto «con un coltello conficcato nel collo. L’ho tolto e ho cercato di darle aiuto». Una delle incongruenze che sin da subito hanno fatto di lui il primo dei sospettati è stata che anziché chiamare i soccorsi o le forze dell’ordine, l’uomo ha pensato a pulire, a mandare un messaggio su WhatsApp al figlio per fargli appuntamento a casa dello zio e ad andare pure lui da fratello. Sarebbe stato poi quest’ultimo a dare l’allarme chiamando il 112. Adesso è emerso che Cannone sarebbe anche andato a bere una birra.
Dopo il provvedimento di fermo di ieri pomeriggio, l’uomo ha chiesto di potere rendere spontanee dichiarazioni al pubblico ministero per chiarire cosa è successo la sera di sabato 12 marzo all’interno della loro abitazione. Stando a quanto ricostruito, l’uomo rincasando avrebbe trovato la donna a letto con le cuffie alle orecchie e intenta a navigare su internet con il cellulare. Lì, nella camera da letto, le avrebbe sferrato due fendenti al collo. Non è ancora chiaro se fosse un gesto che il tappezziere avesse già pianificato. Dalla stessa sera del delitto, sia Cannone che il 19enne figlio della coppia erano stati interrogati a lungo dagli agenti della squadra mobile.
Un agguato in piena regola: con gli aggressori armati di kalashnikov che aprono il fuoco…
Un’articolata operazione della polizia di Stato è tutt’ora in corso al Mercato Agroalimentare Siciliano di Catania per…
Si chiamava Giuseppe Taravella, aveva 23 anni e studiava medicina all'università di Palermo il giovane…
Con l'accusa di estorsione, usura e spaccio di sostanze stupefacenti gli agenti del commissariato di…
Alla fine Marco Intravaia ha scelto Forza Italia. Il parlamentare regionale, fuoriuscito dal gruppo di…
Classe 1959, impegnato in politica da 40 anni. Nino Papania - originario di Alcamo, in…