Tra le mete sold out di questa estate, la piccola isola delle Egadi vive ormai quasi esclusivamente di turismo. Si passa dalle cinquantamila presenze giornaliere di agosto, ai tremila residenti del resto dell'anno. «Ma la bellezza è viverla d'inverno - spiega il proprietario di uno degli hotel - sopravvivere è dura, servirebbero sgravi fiscali»
Favignana, modello di turismo sostenibile «Qui tutti viviamo in funzione dell’estate»
Vivere per quattro mesi all’anno. Favignana è una delle mete turistiche della Sicilia che quest’estate ha registrato il sold out. L’isola presenta una mono-economia: tutto viene svolto in funzione del turismo, così come viene vissuto l’inverno: se prima si aveva un’economia più completa attraverso l’agricoltura, la pastorizia, la pesca e la lavorazione del tonno e la costruzione delle cave, adesso tutte le attività invernali sono di attesa o di preparazione per la stagione estiva. «Noi facciamo miracoli economici – spiega Livio Gandolfo, proprietario del Cave Bianche Hotel – producendo in quattro mesi quello che serve per sopravviverne dodici. E non è un vivere bene d’inverno perché si è guadagnato molto in estate, ma un riuscire a sopravvivere d’inverno con ciò che si è riusciti a produrre durante il periodo estivo».
Tutto è esclusivamente stagionale. Si passa dalle cinquantamila presenze giornaliere di agosto, ai tremila residenti del resto dell’anno. Gandolfo spiega però che «la bellezza di Favignana non è solo da maggio a settembre, perché d’estate si ha un’esagerazione di tutto. La bellezza di Favignana è viverla d’inverno, con tutte le dinamiche di vita che ci sono». Normalmente però, vivere in un’isola così significa compiere una vera e propria scelta di vita: per otto mesi non ci sono manifestazioni artistiche o culturali. Non esistono luoghi adibiti allo svolgimento di attività sportive o giovanili e non ci sono neanche luoghi di ritrovo, ma «bisognerebbe essere lodati per la capacità di saper vivere e rimanere in un luogo del genere che non è migliore o peggiore di altri, ma che sicuramente è molto complesso». Per questo i favignanesi chiedono di essere aiutati a svolgere la loro attività turistica, attraverso sgravi fiscali. «Noi siamo un’isola di un’isola, di un posto dove l’Italia finisce, di un profondissimo sud con tutte le problematiche che ci sono in questo momento» afferma Livio. Tuttavia la ricettività alberghiera e i passaggi di aliscafo dimostrano un aumento del turismo, avvenuto negli ultimi anni.
Favignana fa parte dell’arcipelago delle Egadi, a circa venti chilometri dalla costa occidentale della Sicilia. L’urbanizzazione del territorio è stata realizzata attraverso la lavorazione della calcarenite, roccia sedimentaria di origine marina, resistente al tempo e già presente sull’isola. Le famosissime cave, infatti, hanno contraddistinto il territorio, permettendo all’isola di diventare una delle mete più ricercate nei mesi estivi e facendo del turismo una fonte di reddito per gli abitanti di Favignana. Nel 1991 è stata istituita l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi che dal 2001 è stata affidata in gestione al Comune di Favignana. «Un grande merito dell’attuale equilibrio turistico è proprio della riserva marina, che ha collocato Favignana nei mercati del turismo con un’immagine efficace, cioè quella della tutela del mare e del territorio in generale», spiega Gandolfo. Una vera e propria perla del Mediterraneo che grazie al turismo, alle cave, alla tonnara collegata alla storia dello stabilimento Florio, sta diventando un modello per i territori a vocazione turistica della Sicilia.